Subappalti Fincantieri inchiesta fotocopia Arresti a Monfalcone

Coinvolti i vertici di Pad Carpenterie, azienda di carpenteria e saldatura che lavorava anche nel polo di Porto Marghera
Il cantiere navale della Fincantieri a Marghera
Il cantiere navale della Fincantieri a Marghera



Appalti alla Fincantieri, questa volta gli arresti per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, estorsione e somministrazione fraudolenta di manodopera, sono avvenuti nello stabilimento di Monfalcone. Copia di quanto avvenuto due anni fa a Porto Marghera, dove però le persone vennero denunciate. Coinvolti i vertici di Pad Carpenterie, storica azienda di appalto (carpenteria e saldatura) in Fincantieri a Monfalcone ma che già in un recente passato aveva lavorato anche nello stabilimento veneziano. Nell’inchiesta della Procura di Gorizia la Fincantieri non è coinvolta. Gli stessi magistrati hanno precisato che l’azienda ha fornito la massima collaborazione alle indagini.

Negli ultimi anni il sistema del caporalato nei cantieri poteva giovarsi di un forte numero di nuovi ingressi provenienti dal Sud del mondo, in particolare giovani, nuove generazioni di operai.

Destinatari dei provvedimenti sono i responsabili della Pad, società con sede in provincia di Ancona, operante in appalto diretto, con l'impiego complessivo di circa 170 lavoratori, all'interno dei cantieri.

Gli arrestati, nella loro qualità di «capocantiere», con la minaccia si facevano restituire una parte dello stipendio percepito in busta paga dai lavoratori, quasi tutti extracomunitari di nazionalità bengalese.

Alcuni operai si sono ribellati hanno raccolto le prove e sono andati dai carabinieri a denunciare le estorsioni. Subito dopo hanno aderito al sindacato Cobas di Marghera che due anni fa aveva sostenuto i lavoratori che si erano ribellati nello stabilimento veneziano, che da oltre 12 anni porta avanti la battaglia a favore di questi operai. Quando sono state comunicate le deleghe all’azienda e il sindacato ha iniziato ad intervenire sugli abusi più ordinari (orario di lavoro, riposi forzati, conteggi delle differenze retributive), a metà luglio 2020, viene pestato da alcuni capi, l’operaio “promotore” della denuncia. Allo stesso, che non cede, l’agenzia interinale di cui era dipendente non gli rinnovava il contratto. Negli ultimi sei mesi, a differenza di tutti gli altri assunti, non ha più lavorato in Fincantieri, a parte un mese con un’altra agenzia. Un operaio a Monfalcone, pagato meno di mille euro al mese, ne doveva versare 700 per entrare ed iniziare a lavorare. Poi altri 3/400 euro al mese andavano per l’estorsione, e da pagare “senza alcun ritardo”, perché i soldi devono andare “in alto”, ripetevano i caporali sin dentro la salderia ed altri ambienti di lavoro. Poi la ribellione dell’operaio e gli arresti dei carabinieri. —

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