Strangolò la compagna di stanza È incapace di intendere e volere

Portogruaro. Il risultato della perizia del medico legale porterà alla non imputabilità dell’accusata La tragedia è avvenuta la scorsa estate nel centro di riabilitazione psichiatrica “Fossalato”
Di Roberta De Rossi

PORTOGRUARO. Una tragedia della follia destinata a restare senza un colpevole penalmente responsabile, la morte di Antonietta Infanti: la donna che l’ha uccisa, Rosa Angela Pitton, è infatti totalmente incapace di intendere e di volere.

Questa la conclusione della perizia psichiatrica effettuata dal medico legale Carlo Schenardi su Rosy Pitton, 50 anni, che a luglio ha strangolato con la cintura Antonietta Infanti, 46 anni, da oltre un anno e mezzo sua compagna di stanza al Centro Polifunzionale di riabilitazione psichiatrica "Fossalato" di Portogruaro, dell'azienda Asl 10.

Un delitto che non avrà responsabili: la dichiarazione di incapacità di intendere e di volere apre, infatti, la strada alla «non imputabilità» della donna, decisione che sarà formalizzata nelle prossime settimane dal giudice per le udienze preliminari Antonio Liguori, davanti al quale si è svolto ieri l’incidente probatorio per valutare le condizioni di salute mentale dell’indagata, attualmente ancora accusata di omicidio volontario, nell’inchiesta avviata dalla pubblico ministero Laura Cameli.

Ieri, il medico legale trevigiano Carlo Schenardi - nel corso dell’incidente probatorio, presente anche l’avvocato difensore Federico Cappelletto - ha concluso per la non responsabilità della donna, dichiarata totalmente incapace di intendere e volere, ma anche pericolosa socialmente: il che presuppone un suo costante controllo in una struttura psichiatrica.

Un esito quasi scontato di questa tragedia, dal momento che la storia personale di Rosy è stata costellata di ricoveri e cure mediche.

La tragedia è avvenuta il 10 luglio scorso.

Stando all'autopsia eseguita sul corpo della 46enne Antonietta Infanti dal medico legale veneziano Valentina Meneghini, Rosy Pitton avrebbe strangolato la compagna di stanza con una cinghia: le sue condizioni di salute erano buone e quindi la donna sarebbe deceduta a causa dell'aggressione. Sul suo corpo non sono state trovate ferite o contusioni da difesa e, conseguentemente, sarebbe stata presa alla sprovvista, forse mentre era assopita o addirittura dormiva. Quel lunedì pomeriggio - verso le 15.30 - Pitton se ne è uscita dalla propria stanza ripetendo «È successo qualcosa di brutto, è successo qualcosa di brutto». E qualcosa di molto brutto era veramente accaduto: una donna uccisa da mani che - secondo il medico legale - non ne hanno però alcuna responsabilità.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:omicidio

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia