Strage dei ragazzi. Il grido delle mamme. «Manifestazione per i nostri figli strappati»

Romina Laugeni, madre di Riccardo, lancia un appello: «Stringiamoci tutti insieme attorno alle famiglie ferite da queste tragedie. Per fare in modo che non accadano più»  
Romina Laugeni, mamma di Riccardo, che aveva 22 anni quando è morto a Jesolo. A destra i soccorsi a San Donà
Romina Laugeni, mamma di Riccardo, che aveva 22 anni quando è morto a Jesolo. A destra i soccorsi a San Donà

La proposta

La peggiore della sorte per un genitore è quella di sopravvivere al proprio figlio. Una sorte che, nel Basso Piave, miete ogni fine settimana nuovi figli strappati alla vita e allarga la pattuglia dei genitori di ragazzi morti sulla strada. «Non possiamo attendere altre morti, dobbiamo fare qualcosa»: Romina Laugeni, la mamma di Riccardo Laugeni, uno dei quattro ragazzi di Musile morti la notte del 13 luglio nel canale di via Pesarona a Jesolo, non sa esattamente cosa.

Se una fiaccolata, una manifestazione, un momento d’incontro o di preghiera. Ma chiede che si faccia qualcosa per impedire nuove stragi. Da poco è rientrata da una visita ai genitori di Giulia Bincoletto, la 25enne morta sabato notte insieme a Chiara e Matteo. La donna ha abbracciato la mamma di Giulia, la signora Valentina, il papà Bruno e la figlia Martina, condividendo il dolore. Un incontro importante per tutti perché ha permesso di sfogare il dolore e provare ad elaborare il lutto cercando di fare qualcosa di importante per altre famiglie che non devono essere lasciate sole. Tre morti sulla strada nella notte tera sabato e domenica, e poi Romina si è svegliata ieri mattina presto venendo a conoscenza di un quarto giovane morto sulla strada. La tragica lista continua e per lei è sempre una fitta al cuore, un dolore che si risveglia.

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Romina Laugeni e il marito Marco, luogotenente dei carabinieri di San Donà, vice comandante della stazione, vorrebbero fare qualcosa di più. Domenica sono corsi a casa della famiglia Bincoletto e non è stato facile perché hanno dovuto parlare chiaramente sul fatto che essere forti non è così semplice per affrontare questi momenti. E non può bastare. E hanno sofferto con loro in forte empatia. Ora, timidamente, Romina vorrebbe promuovere qualcosa, una manifestazione, una fiaccolata, un momento che coinvolga l’intera comunità.

«Sarebbe bello organizzare una manifestazione» dice Romina, «prima di Natale oppure dopo le feste se la gente ha troppi impegni, coinvolgendo la città, le istituzioni, le associazioni di volontariato, per sensibilizzare i giovani e le famiglie in un momento come questo in cui tutti stiamo prendendo coscienza del fatto che ci stanno strappando i figli in questi incidenti. Pensiamo a una fiaccolata o qualcosa di questo genere, magari davanti al municipio. Se ci fosse una risposta da parte della gente potremmo dare un segno concreto e muovere qualcosa». «Il nostro obiettivo finale» conclude questa mamma coraggio, «è uno sportello per le famiglie delle vittime della strada, che possa essere un valido supporto a chi ha vissuto questo immenso dolore e non riesce ad andare avanti. Pensiamo ad assistenza legale e psicologica, ad esempio, perché le famiglie dopo aver vissuto il dolore restano quasi sempre sole ad affrontare i problemi che continuano. E poi dobbiamo tutti capire che la prudenza e il rispetto del codice della strada è tutt'altro che scontato. Tutti dobbiamo imparare a guidare con testa per prevenire altre tragedie».

Il telefonino di Romina continua a squillare tra messaggi e telefonate di mamme che hanno espresso la loro solidarietà e approvato quel gesto semplice di andare a trovare una famiglia distrutta dal dolore. Hanno chiamato famiglie che non hanno vissuto questo lutto, ma stanno iniziando a comprendere che potrebbe accadere a chiunque di alzarsi nel cuore della notte e sapere che un figlio, un fratello, un nipote, ha perso la vita sulla strada. Organizzare una manifestazione non è facile, ora che la gente sta pensando a un Natale di regali, di cene e pranzi. Ma bisognerebbe fermarsi e pensare anche a chi in questo momento vive un dolore immenso che le parole non posso descrivere». —

Giovanni Cagnassi

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