Storie di integrazione, riuscita

Fuggiti dall’Africa in guerra hanno trovato amici e lavoro

SPINEA. Riaffiorano le paure del terrorismo e quelle dell’integrazione, anche a Venezia, Spinea risponde perseverando nella sensibilizzazione dell’accoglienza. Migranti di nuovo al centro delle azioni del Comune, anche nell’open day delle Rsa Villa Fiorita e Villa Althea, nei giorni scorsi al Villaggio dei Fiori. È stata l’occasione per il sindaco Silvano Checchin e l’assessore all’Associazionismo Loredana Mainardi, di aprire il convegno del Cism, Coordinamento immigrati sud del mondo, che ha portato quattro diverse storie di integrazione. Quella di Bamba Bakari, ivoriano che ha raccontato i suoi sette anni e mezzo in Libia, dove faceva l’autista e dove, improvvisamente, si è trovato senza lavoro a causa della guerra civile scoppiata dopo la caduta di Gheddafi. Catturato durante la guerra, è riuscito a scappare e a prendere un barcone che l’ha portato a Lampedusa. Con semplicità e commozione racconta: «Ho trovato lavoro, amici e il sogno è rimanere qui a Spinea. È la mia città».

Mamadou invece ha 21 anni ma, a guardare il suo viso delicato, sembra poco più che un bambino: viene dalla Guinea, straziata dalle lotte tribali. A 16 anni ha attraversato il deserto per arrivare in Libia dove è stato prigioniero per due mesi. Dal 4 giugno 2015 è in Italia, ora frequenta la scuola media Ungaretti e fa volontariato proprio al Cism, coordinato dal presidente Mirco Casarin. Lucrezia Balan e Dacius Kayiujka infine, sono in Italia da diversi anni, la prima ha iniziato come badante lasciando in Romania gli anziani genitori, il secondo ha salvato la sua famiglia dalla guerra civile che ha insanguinato il Burundi negli anni ’90. «Mettere insieme tante diverse realtà», ha detto Checchin, «significa costruire relazioni profonde».

Filippo De Gaspari

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