Stop a musei e mostre: «Un arrivederci»
Vera Mantengoli / VENEZIA
Non un addio, ma un arrivederci. È così che ieri la Fondazione Pinault ha comunicato la chiusura delle mostre a Palazzo Grassi e a Punta della Dogana, imposta ai musei e alle istituzioni culturali dall’ultimo Dpcm per frenare la diffusione del Coronavirus. Con grande tristezza i luoghi della cultura veneziana hanno dovuto per la terza volta compiere un gesto che non avrebbero mai voluto ripetere: chiudere le porte al pubblico, ricordando però che le attività digitali continuano.
L’unica struttura che rimarrà aperta al pubblico sarà la Basilica di San Marco in quanto prima di tutto luogo di culto e non museo.
A due mesi dalla fine dell’anno non si può negare la ricaduta sui bilanci degli enti, come quella sui Musei Civici Veneziani. Nel settembre nel 2019 Palazzo Ducale registrava dall’inizio dell’anno 200 mila visitatori a fronte degli 80 mila di questo funesto 2020. Se ad agosto il calo era del 48% a settembre è aumentato fino al 60%, ma la media di tutto l’anno è una diminuzione del 75% che potrebbe peggiorare. Senza americani e asiatici da giugno a ieri c’è stato un incremento generale di turisti italiani del 45%, mentre gli altri anni i connazionali erano presenti per il 19%. I 400 lavoratori dei Musei Civici non hanno mai smesso di ricevere il Fis (Fondo di Integrazione Salariale) che si concretizza in un salario comunque molto basso perché da marzo ricevono tra i 400 euro (per i lavoratori part time) e i 700 euro (per i lavoratori full time).
La chiusura della decina di musei comporterà un presidio di una ventina di lavoratori al giorno. Un colpo al cuore per tutti che trasformerà la città, già vuota di turisti e con le attività commerciali al collasso, in un vero deserto. Per questo la parola arrivederci ritorna nei messaggi, come in quello del direttore delle Gallerie dell’Accademia Giulio Manieri Elia: «Siamo stati i primi ad aprire a maggio e ci faremo trovare subito pronti a ripartire quando potremo farlo» ha detto. «Quando chiude un luogo culturale è una perdita per il Paese, ma è una rinuncia necessaria per la guerra che stiamo combattendo contro il virus. Ne approfitteremo per continuare i restauri in corso».
Anche la Casa dei Tre Oci assicura che non appena si potrà le porte della mostra delle fotografie di Jacques Henri Lartigue si riapriranno: «Riprenderemo il nostro pubblico non appena possibile» dice Emanuela Bassetti, presidente di Civita Tre Venezie. «È un peccato dover spegnere per la seconda volta l’esposizione che stava andando bene e ha un’identità forte, ma continueremo a mantenere l’attenzione viva sui social». La direttrice della Collezione Peggy Guggenheim Karole P.B. Vail ha ricordato che dal 2 giugno è stata garantita la sicurezza: «Purtroppo la situazione attuale costringe a prendere decisione drastiche» spiega. «Dobbiamo resistere e andare avanti ed essere più uniti che mai, anche a distanza».
La Guggenheim ha confermato i workshop online e ricordato la campagna di raccolta fondi.
Anche la Biennale di Venezia ha annunciato la chiusura in anticipo della mostra ai Giardini «Le muse inquiete», della Biblioteca e dell’Archivio, ricordando comunque che rimarrà attivo il servizio di document delivery da remoto. Un arrivederci dunque, nella speranza di poter riaprire al più presto. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia