Spaccio a Chioggia, “Tsunami” di droga: 26 accusati

CHIOGGIA. La Procura li accusa di aver gestito il ricco mercato dello spaccio a Chioggia, tra il 2017 e il 2019, inondandolo con 70 chili di cocaina, un quintale e mezzo di marijuana e 30 chili di hashish.
Nei giorni scorsi, il procuratore aggiunto Stefano Ancilotto ha firmato l’atto di conclusione delle indagini per i 26 indagati dell’operazione “Tsunami”, capace di scuotere come un terremoto il mondo della malavita e dello spaccio clodiense – nel febbraio dell’anno scorso – con 23 arresti, altre tre misure cautelari e il sequestro di beni per 7 milioni di euro: il tesoretto dei guadagni, investiti in auto, appartamenti e denaro su conti correnti, anche esteri, intestati a parenti per ingannare eventuali investigatori.
Uno “Tsunami”, appunto, partito da un foglietto perso a terra - con una decina di normi annotati e quantità di droga - che ha dato il via alle indagini dei carabinieri del Nucleo Operativo di Chioggia e dei finanzieri del Gico di Venezia.
Sin qui parla l’accusa, ma le difese hanno ora un mese per depositare le proprie memorie e chiedere eventuali interrogatori: poi la Procura trarrà le fila e procederà con le richieste di rinvio a giudizio. E la parola passerà al Tribunale.
A condurre i giochi - secondo la ricostruzione dell’accusa - ci sarebbero stati i chioggiotti Marco Di Bella, 53 anni (ai domiciliari), e di Raffaele D’Ambrosio, 44 anni (detenuto a Belluno). Intercettando le loro comunicazioni e quelle di altri spacciatori, gli investigatori hanno ricostruito i quattro canali di rifornimento del gruppo.
Secondo l’accusa, infatti, la droga sarebbe arrivata dalla Slovenia attraverso un flusso gestito dal marocchino Hichan Kafi, 45 anni, residente a Chioggia, per quanto riguarda cocaina e hashish; quello riconducibile a i fratelli di origine marocchina Hassna e Zacaria Sadellah, sorella e fratello, di 35 e 31 anni, per la marijuana; Sandro e Giorgio Furlan, 55 e 23 anni, padre e figlio pure loro di Chioggia, anch’essi per la fornitura di marijuana; infine il quarto canale gestito dal padovano Roberto Lazzaretto, 53 anni, e dal veneziano Stefano Tommasi, 42 anni. Infine il corriere Jurij Jerman, 52 anni.
La catena prevedeva poi la cessione della droga a terzi, intermediari con gli spacciatori finali, in una piramide ben organizzata: Andrea Ambrosio Tiozzo Meo, 42 anni; Igri Varagnolo (66 anni) e Kateryna Hutsulyak (47 anni); Nicoletta Nordio (45 anni); Christian Moscheni (29 anni); Luca Bellemo (42 anni); Lino e Damiano Frezzato, 54 e 60 anni; Andrea Boscolo Cegion (45 anni); Umberto Pugiotto (47 anni): tutti nati o residenti tra Chioggia e Sottomarina.
E, ancora, droga venduta per poi essere ceduta a terzi, come Floriano Stefani: “il carabiniere”, 45 anni, nato a Piove di Sacco e residente a Treviso. Tra gli indagati anche Alessandro Carisi (37 anni) e Luca Celi Tiozzo (36 anni), accusati di aver venduto due etti di cocaina a Laura Bonivento (37 anni), per venderla poi ai clienti finali. Nell’inchiesta anche il chioggiotto Marco Nordio per la cessione di droga e il padovano di Due Carrare Stefano Lazzaro. —
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