«Sono pronto a vendere un rene per mantenere la mia famiglia»

San Donà. La proposta choc di Giuseppe Mirizzi, 53 anni, senza lavoro e con uno sfratto in corso «Ho avuto nel passato problemi con la giustizia e sono stato costretto a chiudere il negozio»
Di Giovanni Cagnassi
PD 11 FEBBRAIO 2004 G M SFRATTO (CARRAI)
PD 11 FEBBRAIO 2004 G M SFRATTO (CARRAI)

Pronto e vendere un rene per pagarsi la casa e mantenere la famiglia. Giuseppe Mirizzi, 53 anni, racconta di aver pagato il suo conto con la giustizia e di non riuscire più ad andare avanti. Carcere, domiciliari, poi assolto in appello a seguito del coinvolgimento in una vasta operazione antidroga. Ora vive di qualche lavoro saltuario, ma non riesce a pagare tutte le spese e mantenere la famiglia, oltretutto con uno sfratto in corso che gli toglie il respiro. La disperazione lo ha portato a questo gesto: «Se serve venderò un rene, chi lo vuole comprare potrà contattarmi ai servizi sociali del Comune di San Donà».

Mirizzi ha lavorato in passato nel settore dell'edilizia, imprenditore edile in un settore oggi più che mai in crisi, poi ha aperto anche un negozio di generi alimentari. Tutto finito, chiuso a seguito dei problemi con la giustizia. Ha due figli piccoli, 11 e 5 anni, e adesso anche dei problemi con la casa in cui vive a causa dello sfratto. Non è facile andare avanti per chi ha vissuto una storia così travagliata, in un territorio in cui tutti si conoscono e sono pronti a prendere le distanze. «Ho dovuto chiudere il negozio», racconta gettando un rapido sguardo al suo passato, «visto che c'erano delle indagini in corso, quindi il processo per l'operazione antidroga nel quale sono stato però alla fine assolto in appello perché il fatto non sussiste. Chi mi pagherà dei danni che ho subito? Vivo in una casa in affitto e adesso ho lo sfratto».

A 53 anni, trovare un lavoro è diventato un sogno e chi ha raggiunto la mezza età e si trova senza occupazione, sia uomo o donna, ha ben poche speranze. Aziende chiuse, attività che assumono solo i giovani grazie ai benefici previsti nei contratti di assunzione. Figuriamoci per chi si trova gli occhi addosso dopo i suoi trascorsi. Qualche lavoretto saltuario per sbarcare il lunario oggi non basta più con certi prezzi e affitti da pagare, ormai fuori da ogni logica. Non ho altra scelta», conclude Mirizzi, «devo mettere in vendita un rene per poter andare avanti e avere le risorse necessarie. E sono disposto a farlo quando devo mantenere i miei figli e la mia famiglia».

In queste settimana l'emergenza povertà è diventata un problema quotidiano. Gli uffici comunali sono subissati da richieste di aiuto e contributi. Il Comune stanzia circa 500 mila euro l'anno per il minimo vitale. Sono sestuplicati gli sfratti rispetto allo scorso anno, molti esecutivi. Persino i 15 profughi rimasti e giunti dalla Libia si rifiutano di lasciare le case. Una famiglia del Ciad ha avuto una proroga per lo sfratto perché la moglie è incinta. Un'altra di marocchini a Fiorentina vive in 36 metri quadri in una casa con un buco dal quale entra acqua.

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