«Sono nato in casa Poi subito a Milano»

«Sono nato in casa, come si usava in campagna». Lo racconta Claudio Cecchetto nella sua autobiografia «In diretta. Il Gioca Jouer della mia vita», pubblicata nel 2014. La casa era quella dei nonni Sante e Adelasia Partinelli, a Ceggia. Il giorno, il 19 aprile del 1952. E in quella stessa casa il giovane Claudio, trasferitosi a Milano ad appena tre anni insieme a mamma Ines Bonotto, papà Gino (poi tassista) e la sorella Daniela, trascorrerà le estati fino all’adolescenza. Nella cittadina veneziana sono in molti a ricordarlo come un bambino vivace, sempre pieno di iniziative. Forse ancora troppo poco per immaginare che quel ragazzino sarebbe diventato uno dei punti di riferimento del mondo dello spettacolo in Italia. Tra Milano e la Romagna. Disc jockey, conduttore radiofonico e televisivo, produttore discografico, scopritore di talenti. Inizia nel 1980 con il Festival di Sanremo, che prende in mano anche nei due anni successivi. Lancia il "Gioca Jouer": un successo da 500 mila copie. Conduce anche un Fantastico 2. Fonda Radio Deejay, porta al successo Radio Capital, presenta il Festivalbar. Poi un nuovo capitolo. Se possibile, il più fortunato: da talent scout. Scopre e "lancia" Jovanotti, gli 883, Fiorello, Sandy Marton, Tracy Spencer, Sabrina Salerno, Gerry Scotti, Amadeus, Leonardo Pieraccioni, Luca Laurenti, Fabio Volo, dj Francesco, Marco Mazzoli, Daniele Bossari. —

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