Sanguineti, inquilini decisi: «Non lasciamo casa nostra»
Le otto famiglie hanno ricevuto l’avviso di sfratto dal Demanio, l’ex caserma è in vendita. Il residente Paolo Gatto, anima della mobilitazione: «Qui ho investito tutti i miei risparmi»

«L’unica certezza che ho, è che da qui non mi muovo». Paolo Gatto, ex infermiere 72enne di San Pietro di Castello, lo dice con gli occhi lucidi, tra il verde del giardino che ogni giorno cura con dedizione: non ha alcuna intenzione di lasciare il suo appartamento nell’ex caserma dei Sanguineti, dove vive dal 1981, quando si è sposato con Daniela Alfier.
«Lei viveva qui, ha sempre vissuto qui», racconta, «era nipote di un militare. Non trovavamo casa e avevamo deciso di fermarci qua, con i suoi genitori».
Erano altri tempi, l’ex Caserma pullulava di vita, con trentadue famiglie che la animavano semplicemente con la loro presenza. Un ricordo che stride con l’immagine attuale, con il chiostro in balia delle erbacce, recintato dopo gli ultimi lavori, da pannelli di compensato, con dei riquadri e il filo di ferro al posto delle finestre.

Oggi, le famiglie rimaste nel complesso che si affaccia sul campo di San Pietro di Castello, sono solo otto, molte formate da anziani e da quando hanno ricevuto la lettera di sfratto entro 180 giorni dal Demanio - che la scorsa primavera ha pubblicato sulla propria vetrina l’ex caserma, nel tentativo di attirare investitori interessati ad acquistare il complesso - non dormono più.
«Da vent’anni, ciclicamente rischiamo di dover andare via dalle nostre case, non ne possiamo più» commenta Gatto. La prima comunicazione di sgombero del complesso risale alla fine degli anni ’90, quando un’infiltrazione nell’appartamento della suocera di Gatto aveva portato i vigili del fuoco a definire l’alloggio non sicuro. Da lì, per le famiglie del complesso era iniziato l’incubo, poi rientrato quando il Tar, nel 1998, diede ragione agli inquilini.
«Eppure, da quel momento, periodicamente sono arrivate le lettere di sfratto. Come possiamo stare tranquilli, dormire sereni, quando non sappiamo se domani abiteremo ancora qui o meno? E poi, dove andiamo? Come si può pensare di sfrattare anziani che hanno vissuto qua una vita?» chiede, pensando alla vicina ultranovantenne.
Tutte famiglie che non sono state di passaggio, ma che ai Sanguineti hanno investito i propri soldi, occupandosi personalmente della manutenzione degli alloggi, nonostante la proprietà fosse demaniale, ristruttorandoli, trasformandoli a tutti gli effetti nella loro casa.
«Qui, una volta, era pieno di rovi» racconta Gatto, guardando quello che oggi è un giardino curatissimo con dondoli, gazebi e fiori, fiori dappertutto, e due orti dove i pomodori fanno da protagonisti. «È un piccolo angolo di paradiso», sorride, «in questa casa ho investito i risparmi di una vita, per ristrutturarla, e non posso pensare di perderla, di andare via».
In un piccolo locale affacciato sul giardino, Gatto e gli altri membri del comitato Salviamo San Piero, attrezzati di bombolette spray, preparano i lenzuoli da appendere alle finestre, con la scritta «Salviamo San Piero e Sant’Anna».
Paolo Gatto ha iniziato a mobilitarsi con il resto del gruppo nel 2022, ma il suo impegno per la città risale a ben prima e l’ha sempre accompagnato in tutto ciò che faceva.
Non può essere altrimenti, dice, perché è veneziano e salvaguardare la sua città, battersi affinché possa restare tale e non trasformarsi in un albergo diffuso o in una Disneyland piena di attrazioni ma senz’anima non è solo un dovere, ma è anche l’unica cosa che si possa fare.
«Non possiamo non batterci per i Sanguineti, questa è una battaglia da vincere, non abbiamo alternative. Non ce ne dobbiamo andare» ribadisce.
A volte, però, lo sconforto lo prende. La fatica di continuare a battersi, ’incertezza costante, il non sapere cosa succederà il giorno dopo, l’anno dopo. E allora pensa che sarebbe meglio se gli assegnassero un altro alloggio, perdere la propria casa e guadagnare la tranquillità. Poi ci ripensa e dice di no, non è possibile. Rinunciare, smettere di lottare, non è un’opzione.
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