«Sono fiduciosa, faranno di tutto perché Alessandro torni a casa»

«Sono fiduciosa, l'Unità di Crisi della Farnesina mi ha detto che faranno tutto il possibile per salvarlo». Dalla sua casa di San Donà, Giorgia Bizzaro, fidanzata del carabiniere rapito nello Yemen, è pronta a correre al telefono per ogni novità che possa arrivare da Roma sul suo Alessandro. Si sono conosciuti sette anni fa. Prima una tenera amicizia, poi, da circa un anno, l'amore. Lei ha 24 anni, laurea in biologica molecolare all'università di Padova. Ha abitato nella città universitaria durante gli studi e da poco è tornata con la famiglia a San Donà, in un'abitazione non molto lontana dal centro della città, nella zona delle scuole.
«Ho saputo quasi subito del rapimento», spiega Giorgia, che non ha mai perso il controllo in queste ore interminabili, «ma non posso dire attraverso quali canali. L'Unità di Crisi è sempre in contatto con me e mi hanno assicurato che faranno tutto quanto è necessario per riportarlo a casa».
Alessandro Spadotto, il carabiniere italiano rapito a Sanaa, nello Yemen, resta nelle mani dei suoi rapitori, nascosto nella provincia di Marib, dove le autorità yemenite lo hanno localizzato, dando una prima, concreta, prova dell’impegno dei servizi di sicurezza locali per «una rapida liberazione» dell’ostaggio, come assicurato dal ministero degli Interni di Sanaa.
Spadotto, carabiniere addetto alla sicurezza dell’ambasciata d’Italia a Sanaa, rapito mentre era in un negozio nei pressi della sede diplomatica, si troverebbe quindi nel Marib, regione petrolifera situata a Est della capitale e segnata dagli scontri - diversi gli attacchi agli oleodotti e gasdotti dell’area - tra tribù locali e forze governative. E il rapitore sarebbe proprio un membro di una delle tribù dell’area, gli Al-Jalal: Ali Nasser Hariqdane, questo il nome dell’uomo che, ricercato per atti di banditismo, avrebbe catturato l’italiano per ottenere dal governo l’immunità e un risarcimento. Ieri mattinata, intanto, un appello alla liberazione di Spadotto è giunto anche dal Comitato olimpico yemenita che, da Londra, ha sottolineato come il rapimento dell’italiano sia «un atto che nessuno può approvare, contrario alle nostre tradizioni».
Da San Vito al Tagliamento, paese originario di Spadotto, la signora Marina, madre del carabiniere, ha negato qualsiasi novità, ringraziando tutti per l’impegno e assicurando di essere comunque in continuo contatto con la Farnesina. Nel frattempo, a fare da contraltare al pronto impegno assicurato dal governo yemenita resta la persistente instabilità del Paese: ieri decine di membri armati di alcune tribù locali, dopo la prima irruzione di domenica scorsa, sono tornati ad assaltare il ministero degli Interni di Sanaa, provocando 8 morti e numerosi feriti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia