«Soldi per strutture, permessi, Siae con metà partecipanti non si regge»

Lorenzo Michielan, presidente della Pro Loco Scorzè, costretto ad annullare quattro sagre «Ma la gente ama l’aggregazione, io confido che il prossimo anno si possa organizzare» 
Alessandro Ragazzo

l’intervista

Sarà un altro anno senza feste targate Pro loco nel comune di Scorzè. Dopo la cancellazione dello scorso anno della Festa dell’asparago e della fragola a Gardigiano, della Festa dei bisi a Peseggia, della Festa del pomodoro a Cappella e della Festa del radicchio a Rio San Martino, stavolta si ripeterà la stessa scena.

Dodici mesi fa era un obbligo, stavolta è una scelta consapevole. Infatti, la decisione per il 2021 è stata presa ancora nei mesi scorsi dal presidente Lorenzo Michielan e dal suo direttivo e indietro non si torna, nonostante le recenti riaperture del governo. Per avere un’idea dell’impatto di queste quattro iniziative, parliamo di numeri ben oltre le 100 mila unità, perché la sola Festa del Radicchio ne attrae 70 mila. Per l’anno in corso, Michielan punta comunque a promuovere il territorio ma in modo diverso. La volontà è tornare in pista nel 2022, sperando che tra vaccini e cure la pandemia possa essere un ricordo.

Presidente, voi avete deciso di annullare le sagre del 2021 ancora nei mesi scorsi. Ora che il governo le consente, seppur con degli accorgimenti, vi siete pentiti della scelta?

«No, è stato corretto prendere quel provvedimento. Non ci pentiamo e siamo sicuri di aver preso la direzione giusta».

Dunque sarà un altro anno senza le tradizionali sagre degli ortaggi a Scorzè?

«Anche qui dico no, perché abbiamo fatto le aperture simboliche delle precedenti Feste dell’asparago e della fragola a Gardigiano e dei bisi a Peseggia. Lo stesso faremo nelle prossime settimane per quella del pomodoro a Cappella e a novembre il radicchio. A breve organizzeremo degli itinerari turistici e degli appuntamenti per parlare del nostro territorio. Non staremo fermi».

Non sarà la stessa cosa, però…

«Non possiamo mettere in piedi una tensostruttura che ha un certo costo e non si riuscirebbe ad ammortizzare con i numeri consentiti».

Ci dica, se lei domattina decidesse di fare una delle vostre feste, cosa dovrebbe fare?

«L’azienda sanitaria ti dice di seguire determinati protocolli. Poi mi servirebbe un’autorizzazione del Comune per garantire la sicurezza, ci sarebbe da seguire il distanziamento tra le persone, si dovrebbero igienizzare i posti prima e dopo il servizio, serve del personale dedicato alla sicurezza perché tutto sia rispettato».

Insomma, un lavoraccio impossibile da mettere in piedi in poco tempo.

«Le faccio un esempio semplice: solo a Rio San Martino, servono decine di migliaia di euro per mettere in moto la macchina organizzativa. Dobbiamo aggiungere i costi della Siae per la musica, ci sono le orchestre da pagare e così via. E con metà persone: diventa una missione impossibile».

Dunque è una questione soprattutto di numeri?

«Già le spese da sostenere sono enormi, se poi possiamo dobbiamo dimezzare le presenze, veda un po’ lei…».

Da questa conversazione, sembra quasi che le sagre non ci saranno più. Lei come la pensa?

«No, torneranno ma in modo diverso, perché la gente ha bisogno e ama l’aggregazione».

Tornerà anche con l’area gastronomica?

«Sì, pure con lo stand dedicato al mangiare e al bere».

Lei se la sente di dire che il prossimo anno riavremo le quattro grandi feste del comune di Scorzè?

«Sì, l’obiettivo è tornare nel 2022. I nostri appuntamenti creano ricchezza, fanno bene al territorio». —

Alessandro Ragazzo

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia