«Siamo esasperati da spaccio e degrado»

«Sono una ragazza che la sera ha paura di tornare a casa». La ventenne prende la parola alla fine del dibattito, racconta la sua strada - al quartiere Piave - e i suoi timori spiegano perché ieri il locale “il Palco” di piazzetta Battisti era al completo per la presentazione del documentario del gruppo “Sos Mestre”. Sono i dieci ventenni che girano per la città armati di telecamera per riprendere lo spaccio e il degrado, e di telefonino per chiamare le forze dell’ordine.
Hanno decine di collaboratori, oltre cinquemila amici su Facebook che inviano foto e segnalazioni, e ieri sono riusciti a richiamare, di sabato mattina, oltre duecento persone per la prima del documentario: ce n’è abbastanza per cercare di capire il fenomeno. Voci distorte e volti coperti, il filmato raccoglie le testimonianze dei collaboratori del gruppo, residenti o commercianti che hanno subìto furti, aggressioni, danneggiamenti alle auto. E ancora scene di spaccio in piazzale Bainsizza riprese dalla cucina di una casa che si affaccia sui giardini, il degrado alle Vaschette di Marghera, le siringhe al parco di Catene e in via Carducci, in pieno centro, mendicanti che bivaccano. Montaggio e musica incalzanti.
Ma Mestre è davvero così? In certe zone della città è anche così, come raccontano i residenti che intervengono e parlano di via Carducci e Corso del Popolo, preoccupati per i mendicanti violenti, o dalla zona di via Fratelli Bandiera, dove il problema resta la prostituzione su strada, e i mucchi di preservativi lasciati per terra. «Dobbiamo darci da fare per risolvere la situazione, siamo tutti esasperati da questa situazione di degrado», dice Nadia parlando a nome dei ragazzi di Sos che non ci sono - eccetto un paio - per mantenere l’anonimato e per le accuse di fascismo e le minacce ricevute sul profilo Facebook del comitato - «Veniamo a rovinarvi la festa» - che hanno imposto la presenza delle forze dell’ordine, polizia e carabinieri, all’ingresso del Palco. «Qui non ci sono fascisti o comunisti, non ci sono e non vogliamo tessere di partito», aggiunge Nadia, «qui ci sono persone che si danno da fare per una città migliore». Con il rischio di sostituirsi alle forze dell’ordine? Con il pericolo di puntare il dito solo contro gli stranieri? «Noi con una mano riprendiamo quello che succede, con l’altra avvisiamo le forze dell’ordine», racconta uno dei due ragazzi presenti, «e siamo arrabbiati con tutti quelli che spacciano o rubano, italiani e stranieri». Pubblico variegato: non c’è il sindaco e non ci sono assessori - «noi li abbiamo invitati tutti» - ma ci sono alcuni consiglieri comunali. Gianluigi Placella del Movimento Cinque Stelle e Michele Rizzi di Forza Italia. E poi l’assessore provinciale Raffaele Speranzon, il segretario regionale dell’Ugl di polizia, Mauro Armelao, e tra il pubblico alcuni di coloro che animavano anche il presidio del comitato del 9 dicembre davanti alla Fincatieri, compreso uno dei due leader di quella protesta, Fabrizio Bernardi.
C’è anche il rappresentante della comunità bengalese, Kamrul Syed, che abita in via Piave. «Sono in Italia dal 1989, vivo a Mestre dal 2001 e le scene di spaccio io le vedo tutti i giorni dal mio negozio», spiega intervenendo nel dibattito, «ho tre figli e voglio che crescano in una città sicura, ognuno di noi deve impegnarsi per salvare il proprio quartiere, ma per farlo bisogna che ognuno di noi si rimbocchi le maniche perché altrimenti non ce la faremo».
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