Si guadagna più qui che all’estero

Appello di categorie e sindacati ai giovani under 30. Il confronto dei redditi tra l’Italia e l’Australia
Di Alessandro Abbadir
FURLAN MIRA: IL PROPRIETARIO DELL'HOTEL RISTORANTE IL BURCHIELLO ADELINO CARRARO..13/11/2008 LIGHTIMAGE
FURLAN MIRA: IL PROPRIETARIO DELL'HOTEL RISTORANTE IL BURCHIELLO ADELINO CARRARO..13/11/2008 LIGHTIMAGE

MIRA. «L’Australia? Forse è meglio che i giovani se vogliono fare i camerieri , i lavapiatti o i contadini lo facciano qui in Italia anzi in Veneto, visto tra l’altro che con l’arrivo dell’Expo e di tantissimi nuovi visitatori, proprio questi settori avranno bisogno di centinaia di addetti in più nei prossimi mesi e spesso già ora non se ne trovano di preparati».

A dirlo, dati alla mano, sono i rappresentati di commercianti, piccola industria e agricoltura e i sindacati della Riviera del Brenta dopo che sono emersi i dati sull’emigrazione degli under 30. E i numeri sono chiari: in Australia un cameriere guadagna 1860 euro netti al mese,compresi contributi e sanità, così come un commesso. Qui un commesso ne guadagna 1300 e un cameriere dopo 2 anni di anzianità ne guadagna 1400 di euro netti al mese, ma ha anche tredicesima e quattordicesima e i contributi e soprattutto la sanità è pagata dal datore di lavoro, mentre in Australia lo fa il dipendente. Esiste invece nel paese dei canguri un costo della vita più alto e per i nuovi migranti provenienti dalla Riviera anche l’incubo del permesso di soggiorno in scadenza. «Se i giovani vogliono fare i camerieri o i lavapiatti», spiega Adelino Carraro vicepresidente dell’ Ascom e titolare del ristorante “Al Burchiello”, «posti d’ora in poi ce ne saranno molti anche qui. Molti colleghi ristoratori a Venezia fanno fatica a trovare personale qualificato. Certo non si può negare che negli ultimi anni la crisi sia stata grande, ma ora il clima è cambiato e il tempo di andare a cercare fortuna all’estero è già tramontato se ce ne fosse mai stata la necessità, almeno in Veneto e per lavori come camerieri, commessi e lavapiatti».

«Il problema principale», spiega Gianfranco Rizzetto segretario provinciale della Filcams Cgil, «è che qui c’è molto lavoro nero. I contratti di settore sono più che dignitosi, ma esiste poi una serie di sotterfugi come gli straordinari non pagati, i festivi pagati come feriali e altre violazioni del contratto che rendono la situazione difficile per chi lavora». Spesso chi parte, ammettono i sindacati, lo fa anche per spirito di avventura.

«Chi va all’estero», spiega Rizzetto, «ha meno di 30 anni e parte anche per imparare la lingua inglese. Difficilmente va via con la convinzione di trovare un lavoro definitivo e vivere li. Per questo l’80% torna a casa deluso». Un appello a rimanere a casa e a non partire lo fa ai giovani anche il presidente di Apindustria Pierorlando Roccato. «Quello dell’Eldorado all’estero è un falso mito che si è creato negli ultimi anni e che è ora di sfatare», dice, «abbiamo dei dati che ci spiegano che chi è partito negli ultimi due anni è tornato a casa per il 95 % più demotivato e frustrato di prima. L’appello ai giovani è di ricavarsi uno spazio e una professionalità all’interno del proprio territorio e non venire umiliato all’estero».

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