Si è spento il sorriso di Sara, mamma 45enne di tre figli residente a Noale

NOALE. «La sua grande preoccupazione è stata, fino all’ultimo, per me e per i ragazzi. A cosa avremmo fatto senza di lei, come ce la saremmo cavata. Sara era così, prima che a se stessa, pensava agli altri». Così Massimiliano Salamone, il marito di Sara Carraro, l’ex infermiera di 45 anni che per tre lunghi anni, fino alla notte tra sabato e domenica, quando il suo sorriso si è spento per sempre, ha lottato contro un tumore. L’ha fatto ogni giorno per lui e per i tre figli: Antonio, 15 anni, Luca (13) e Mattia (11).
Era stato proprio uno di loro, tre anni fa, a notare un leggero tremore al braccio. La spia della malattia. Il 10 ottobre 2017 la terribile diagnosi, l’inizio di un percorso di cure passato per gli ospedali dell’Usl 3, di Trieste, dove la donna era stata operata due volte, e Aviano.
Operazioni, sedute di radioterapia, un periodo di riabilitazione al San Camillo, agli Alberoni, l’estate scorsa. «Il Covid non ci ha certo aiutato» ricorda Massimiliano «Potevo andare lì solo una volta a settimana, qualche volta non riuscivo neanche a vederla».
Sara ha lottato fino all’ultimo pensando sempre agli affetti più cari: il marito e i tre figli. «A fine luglio abbiamo passato il momento più critico» racconta il marito «Sembrava non dovesse farcela, poi piano piano grazie al supporto decisivo dell’Unità cure palliative di Mirano, sembrava che qualcosa un po’ migliorasse». Eppure, anche nei momenti più difficili «Sara non si lamentava mai, cercava di facilitarci tutto quello che poteva, era sempre preoccupata per noi, per come saremmo stati dopo, senza di lei».
NOALE. Fino al precipitare della situazione, dallo scorso novembre in poi. L’unica consolazione, per i familiari, il fatto di aver potuto condividere con lei le ultime settimane di vita, a casa.
Sara aveva lavorato come infermiera prima nel reparto di Lungodegenza dell’ospedale di Noale, poi nei poliambulatori del Pietro Fortunato Calvi. E proprio il personale dell’Unità cure palliative dell’Usl 3 è stato presente fino all’ultimo nella vita di Sara. «Vorrei ringraziare tutti, in particolare Luciano e la dottoressa Pettenò» sottolinea il marito «che si raccomandava di chiamarla se avevamo bisogno perché, diceva, non si può non voler bene a Sara». Così come Paola, «un’amica presente come una sorella».
Oltre al marito Massimiliano, ai figli Antonio, Luca e Mattia, Sara Carraro lascia la mamma Pierina, papà Agostino, i fratelli Sabrina e Simone, i suoceri Angelo ed Enza, i cognati, i nipoti.
Oggi alle 18 il rosario nella chiesa di Moniego, domani alle 15 il funerale. La richiesta della famiglia è di non spendere per acquistare fiori, ma di devolvere eventuali offerte all’Airc, l’associazione italiana per la ricerca sul cancro (IBAN IT 14 H 03069 09400 100000103528). —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia