Si dimettono in undici, cade la giunta di Mirano

Ieri i consiglieri hanno presentato i giusti documenti. Ma il sindaco Cappelletto annuncia ricorso
Qui sopra il sindaco in ufficio a destra Gasparini mostra le firme
Qui sopra il sindaco in ufficio a destra Gasparini mostra le firme
MIRANO. E' finita. Il mandato politico del sindaco Roberto Cappelletto è arrivato al capolinea ieri alle 9.35 quando il consigliere di Rifondazione comunista Luigi Gasparini ha presentato in municipio il documento con le dimissioni contestuali - accompagnate da deleghe e firme autetificate da notaio - di undici consiglieri, la maggioranza del parlamentino. Un atto che porta allo scioglimento del consiglio comunale e stacca la spina alla coalizione Pdl-Lega guidata dall'indipendente Cappelletto, sempre più sfilacciata e da tempo senza i numeri per governare. In queste ore il prefetto nominerà un commissario prefettizio cui spetterà la gestione ordinaria del Comune fino alla prossima primavera, quando Mirano tornerà al voto. Il sindaco Cappelletto però non si arrende a preannuncia il ricorso al Tar.


Il fax dopo il caos.
E' stato il parere formulato dalla prefettura su indicazione del Viminale arrivato lunedì sera via fax in municipio a sbloccare lo stallo che si era creato venerdì, quando tre consiglieri (Pavanello del Pd, Lorenzon e Trevisan, i dissidenti) si erano presentati per le dimissioni contestuali privi però delle deleghe degli altri otto colleghi. Quelle dei tre erano da ritenersi comunque valide, o gli stessi avevano il diritto di ritirarle? Il sindaco sosteneva che, poiché date, fossero irrevocabili. E ciò gli avrebbe garantito di nuovo la maggioranza, con l'ingresso in parlamentino di due consiglieri a lui fedeli al posto di Lorenzon e Trevisan. Il parere del prefetto, interpellato lo stesso venerdì dal segretario generale Longo per fugare ogni dubbio, dice il contrario: e cioè che, in sintesi, poiché erano dimissioni contestuali, «l'invalidità anche di un solo atto incide sulla validità dell'intero procedimento». Insomma, l'errore era sì stato commesso, ma invalidando tutte e undici le dimissioni i tre consiglieri rimanevano in carica. Ecco perché stamattina, questa volta con i documenti giusti, è stato per loro possibile ripresentare le dimissioni contestuali.


Il quadro politico.
Aldilà della forma e dell'esito dell'annunciato ricorso di sindaco e giunta, le dimissioni di ieri fotografano la fine di una maggioranza di centrodestra allo sbando, con il sindaco Cappelletto, il prof universitario imprestato alla politica, impossibilitato a ricucire gli strappi che si erano via via aperti nel corso degli ultimi tre anni, da quando era stato eletto sindaco nell'aprile del 2008. Era stato, il 22 luglio del 2009, l'addio dell'allora assessore Anna Maria Tomaello (Udc) ad aprire una lunga stagione di dimissioni, rimpasti di giunta, e faide per una maggioranza sempre più risicata. Sia per le ricadute su scala locale delle baruffe nazionali (soprattutto nel Pdl tra gli ex Fi e gli ex An) sia per ripicche più spesso personali (tra tutte quella tra Lorenzon e l'assessore Luigi Corò). Solo la Lega Nord, pur non risparmiando stilettate e mensili ultimatum sulla gestione della città (anche a Mirano era Lega di lotta e di governo) aveva garantito al sindaco il sostegno che i compagni di squadra danno all'attaccante che non riesce più a segnare. E però ci sarà un motivo se ieri il vicesindaco del Carroccio Alberto Semenzato, prima di allinearsi ai vertici del suo partito e dopo ben due riunioni di giunta, si era smarcato dalla legittima volontà del sindaco di ricorrere al Tar, prendendo atto della fine di un progetto politico che aveva nella capacità di leadership di Cappelletto la sua cifra politica.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:politica

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia