Sfruttava le prostitute, di nuovo in cella

Violento e senza pietà il giovane albanese controllava e picchiava le ragazze di via Fratelli Bandiera. Preso dalla Mobile
Di Francesco Furlan

MARGHERA. Era già stato arrestato nel 2012 per lo stesso reato, ma non aveva perso il vizio di reclutarle ragazze - le «più morte di fame», «quelle con problemi a casa» diceva con gli amici in una telefonata intercettata due anni fa - per obbligarle a vendersi lungo via Fratelli Bandiera, a Marghera. E così Ermal Shurdha, 26 anni, albanese di Durazzo, residente a Dolo, è tornato giovedì in carcere nell’ambito di un’operazione della Squadra mobile veneziana iniziata a maggio, quando una ragazza bulgara è riuscita a trovare il coraggio di denunciarlo, dopo le continue minacce e i pestaggi subìti.

Dopo aver raccolto la testimonianza della ragazza, i poliziotti della mobile sono riusciti a risalire a Shurdha, con il quale avevano avuto a che fare già nell’ottobre del 2012. In quell’occasione l’indagine era partita dopo il brutale pestaggio di tre prostitute bulgare, a una delle quali venne rotto il braccio a bastonate. La ragazza era colpevole di non obbedire ai suoi ordini.

L’indagine, con intercettazioni e pedinamenti, aveva permesso di accertare lo sfruttamento di quattordici ragazze, obbligate a vendersi dalla mattina alla sera, 40 euro a prestazione, soldi interamente trattenuti dagli sfruttatori. Tariffe scontate, a 30 euro, dovevano invece essere offerte dalle prostitute costrette a vendersi lungo la Noalese, a Santa Maria di Sala, per fare concorrenza al gruppo delle nigeriane. «Se non ti va bene vai con le nere che ne prendono venti», dovevano dire ai clienti, per convincerli. Ragazze considerate come merce di proprietà, picchiate e violentate. Dopo essere stato arrestato e dopo aver trascorso un periodo in carcere, il giovane albanese era tornato quindi alla sua vecchia attività, conoscendo bene la facilità con cui si riescono a fare i soldi sfruttando le ragazze. E non a caso, sempre due anni, gongolava in posa davanti alla sua Mercedes, in una foto pubblicata sul proprio profilo Facebook nel quale spiegava agli amici con quale facilità era diventato un ricco imprenditore di successo in Italia.

Il suo rientro al lavoro è durato però solo pochi mesi. Infatti dopo la denuncia dello scorso maggio della prostituta bulgara è stato accertato dalla polizia che, con la stessa violenza di cui era stato capace due anni fa, da gennaio era tornato a imporsi su via Fratelli Bandiera, collocando alcune ragazze bulgare e obbligandole e consegnare tutto il denaro guadagnato con le loro prestazioni. Shurdha minacciava le ragazze, le teneva sott’occhio e controllava il territorio scagliandosi contro le ragazze che si collocavano sulle piazzole di sua proprietà. L’albanese è finito in carcere - di nuovo - in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Venezia, per il reato di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.

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