«Settimana corta nelle scuole superiori. Non si torna indietro»

La presidente della Provincia: «Percorso condiviso». Ma Bruno-Franchetti e Gritti non ci stanno. Oggi incontro a Ca’ Farsetti

«Settimana corta, non si torna indietro. È stato un percorso lungo tre anni, condiviso con i dirigenti scolastici, che coinvolge gli istituti che hanno dato la loro adesione». Parola della Presidente della Provincia, Francesca Zaccariotto, che interviene sul dibattito, e le polemiche, che stanno investendo il mondo della scuola per l’introduzione, dal prossimo settembre, della settimana corta - cinque giorni in classe anziché sei - negli istituti superiori di Mestre, San Donà e Portogruaro, con l’eccezione del liceo XXV Aprile. Polemiche scoppiate anche perché ci sono scuole e dirigenti che dicono di essere stati coinvolti nella sperimentazione nonostante la loro contrarietà.

Un esempio? Il liceo Bruno - Franchetti. «Il progetto partirà nelle scuole i cui presidi si sono detti d’accordo. Se adesso hanno cambiato idea, vedremo cosa si può fare», ribatte la Zaccariotto. Il punto è che, come spiega Roberto Gaudio, dirigente del Bruno-Franchetti, «noi non abbiamo mai detto di sì e anzi, abbiamo sempre dimostrato le nostre perplessità. Nell’ultima riunione, il marzo, ci era stato garantito che prima di ogni decisione saremo stati informati, ma questo non è avvenuto. Così viene meno il patto con le famiglie». Per fare il punto della situazione, l’assessore all’istruzione del Comune di Venezia, Tiziana Agostini, ha convocato per oggi, alle 15.30, un incontro a Ca’ Farsetti.

Alcuni presidi parteciperanno, altri invece le hanno fatto sapere che non ci saranno. È il caso ad esempio dei dirigenti del liceo scientifico Morin, Valter Rosato, e del liceo Stefanini, Sandra Carraro, i quali in una lettera spiegano di non voler partecipare a un incontro che «appare come l’estremo tentativo di rivedere, in una sede diversa e, a oggi, non propriamente appropriata decisioni che sono state assunte dell’ente locale attualmente di riferimento con l’accordo di una amplia maggioranza dei dirigenti e sulle quali le posizioni critiche di minoranza allora espresse risultavano del tutto marginali».

L’incontro è stato promosso dall’assessore Agostini con l’obiettivo di capire quante siano le scuole davvero favorevoli all’iniziativa: «È una decisione che riguarda moltissime famiglie di questa città e ho ricevuto molte sollecitazioni. La decisione è stata presa su due piedi, con la scuola che sta chiudendo». Anche perché la decisione della Provincia, che comunque pare essere condivisa dalla maggior parte dei dirigenti, è stata appresa dalla lettura dei giornali.

«L’iniziativa del Comune è folle e strumentale, perché Ca’ Farsetti non ha nessuna competenza in materia», attacca la Zaccariotto, «e non si capisce a quale titolo sia stata fatta, senza contare che la Provincia non è stata minimamente informata». C’è chi ritiene che, con l’ente Provincia pronto ad entrare nei libri di storia, a partire dalla fine dell’anno, sarebbe stata opportuna una maggior cautela. «E perché mai? C’è stato un percorso, la provincia resta in carica fino a fine anno, poi le competenze sugli istituto superiori passeranno alla Città metropolitana, non ai comuni. Era giusto andare avanti».

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