Separazione Venezia - Mestre: proposta di legge della Lega

Nonostante per quattro volte la città abbia risposto “no”, l’assessore regionale Daniele Stival ha depositato il progetto per la divisione in due Comuni
mestre piazza ferretto: distribuzione volantini pro no al refernedum su divisione 28/09/2003 - (c) lightimage studio
mestre piazza ferretto: distribuzione volantini pro no al refernedum su divisione 28/09/2003 - (c) lightimage studio

MESTRE. Dopo gli autonomisti ora è la Lega Nord a cercare di “mettere il cappello” sul referendum per la divisione di Venezia da Mestre. Dopo la battaglia che sin dagli anni 70 aveva visto Piero Bergamo battersi per staccare Mestre dalla laguna e le risposte, univoche della città che per ben quattro volte aveva bocciato sonoramente la proposta, adesso un assessore leghista, Daniele Stival, ha presentato, proprio questa mattina, un disegno di legge in Regione per la divisione  delle due località.

A naso parrebbe quasi un controsenso, ma Stival non ha dubbi. «Andiamo avanti con la richiesta di autonomia dei comuni di Venezia e di Mestre. I cittadini chiedono risposte, è necessario intervenire», spiega Stival dopo il deposito del progetto di legge relativo alla suddivisione dell’attuale comune di Venezia in due municipi autonomi. «La divisione in due comuni è quanto mai fondamentale per ridare ossigeno alle due città», dice Stival, «tanto più che l’avvento della Città Metropolitana di fatto prevede un livello di gestione sovracomunale per il governo di aree complesse: Venezia e Mestre potranno essere centri autonomi all’interno della futura Città Metropolitana, come espressamente previsto dalla legge. Si mira non certo a dividere ma a moltiplicare opportunità, lavoro, sviluppo e a cancellare gli sprechi».

«Oltre alle note ragioni storiche», prosegue l’esponente regionale, «vi sono motivazioni geografiche, economiche e sociali che giustificano la necessità di separare la città storica dal territorio della terraferma. Non dimentichiamo che la città lagunare è afflitta da numerosi problemi di ordine ambientale, di conservazione architettonica e di impoverimento del tessuto economico e sociale, messo a dura prova dal grave crollo demografico. D’altra parte, Mestre, che da sempre soffre il ruolo di periferia e dormitorio di Venezia, non può continuare ad essere considerata di serie B a causa della manchevole gestione amministrativa unionista. È evidente dunque», conclude Stival, «che entrambe, Venezia e Mestre, trarranno benefici dalla propria autonomia comunale: un sindaco e un’amministrazione dedicati daranno maggior impegno, migliori servizi, miglior controllo degli elettori e minori sprechi. Inoltre, con la separazione, verrebbero eliminati gli uffici-doppione: oggi i costi della politica per ogni singolo assessore o consigliere sono maggiori di quanti sarebbero in due comuni più piccoli. Gli interventi e le rispettive spese verrebbero razionalizzati, perché riferiti alla specificità delle due aree, con conseguenti risparmi per i contribuenti».

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