Semenzato, spunta il magazzino con i quadri

La Casa d'aste fallita ad aprile. Intanto Marco condannato per riciclaggio
Marco Semenzato
Marco Semenzato
 Nel fallimento della «San Marco Casa d'aste», la società erede della più importante e famosa «Semenzato Casa d'aste» e che fa capo non più a Franco Semenzato, il grande vecchio delle vendite all'incanto di oggetti d'arte, ma al figlio Marco, è spuntato un magazzino con quadri e oggetti d'arte di cui il curatore, la commercialista di Spinea Giovanna Marin, non conosceva l'esistenza. Quadri e oggetti che, assieme agli altri beni, anche quelli trovati nella casa di Marco Semenzato, saranno venduti per raccogliere i soldi che, almeno in parte, andranno a coprire il passivo che ormai sfiora i 15 milioni di euro (i creditori sono ben 253).  Il magazzino era a Marghera e tra quadri e oggetti ci sono anche quelli che anche noti professionisti veneziani avevano dato in conto vendita alla casa d'aste veneziana. Poi, però, non hanno più visto nè i soldi nè le opere. La sociatà è stata dichiarata fallita il 29 aprile dello scorso anno, ma le prime istanze di fallimento erano state presentate tra il gennaio e il febbraio dello stesso anno, tanto che i legali di Semenzato, gli avvocati Mauro Pizzigati e Paolo Cortellazzo Wiel, aveva cercato di presentare una proposta di concordato preventivo, che è quindi naufragata.  I guai del giovane Semenzato, però, non finiscono con il fallimento, Nei mesi scorsi, infatti, è stato condannato dal Tribunale di Milano ad un pena pesante per un reato grave: tre anni e due mesi di reclusione per riciclaggio. Sul banco degli imputati, accanto a lui, c'erano i boss della'ndrangheta trasferiti in Lombardia, Pepè Onorato, condannato a 25 anni di carcere, Giuseppe Oreste Trovato, che quando esisteva ancora la banda della Riviera del Brenta era stato in affari con Felice Maniero, ed altri. Il processo è stato l'ultimo atto di un operazione che ha smantellato gli affari, tra il 2006 e il 2008, del clan calabrese trapiantato a Milano e guidato dal boss ultrasettantenne Onorato.  Nell'inchiesta, tra i vari personaggi c'era anche il nome di Sergio Landonio, il truffatore che rovinò Luigi Fasulo, il pilota italo-svizzero che nell'aprile 2002 si schiantò col suo piccolo aeroplano contro il Pirellone di Milano. Landonio era considerato il regista di un traffico di opere d'arte, alcune vere e altre false.  Insieme a lui avrebbe operato il veneziano Semenzato, accusato di reimpiego di capitali provenienti dal malaffare investiti in 59 dipinti antichi e oggetti preziosi. I difensori di Semenzato hanno già presentato ricorso e dunque spetterà alla Corte d'appello di Milano confermare o meno le condanne di primo grado. (g.c.)

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