Sda, quando la protesta viaggia in trasferta
MARGHERA
La protesta degli ex lavoratori degli appalti di Sda Express Courier da Padova si è spostata a Marghera e a Vicenza. Ieri mattina 15 ex addetti al trasporto della posta hanno tenuto un presidio davanti ai due varchi del magazzino della ditta, in via Dell’Elettricità sotto le bandiere della Filt-Cgil. Di fatto i protagonisti dell’iniziativa hanno rallentato il traffico in uscita ed in entrata del corriere che lavora soprattutto per Poste Italiane. La protesta, che da giorni è stata organizzata davanti al magazzino della Sda di Padova, ieri, si è spostato a Marghera e a Vicenza, perché lo stoccaggio patavino è stato svuotato e chiuso. I problemi sono nati quando la Coop Salerno di Salerno ha cessato di lavorare in appalto per la Sda di Padova, licenziando i 25 dipendenti di cui 24 stranieri che non sono stati riassunti dalle ditte subentranti, le padovane Fabet e Coteam. A quel punto sono partiti i presidi davanti alla sede padovana della Sda, dove sono state bloccate i mezzi in uscita e in arrivo, creando forti ritardi alla consegna della posta. Un giorno, il 9 febbraio, è stata sfiorata la tragedia, perché un furgone aziendale ha investito un lavoratore e sindacalista, Carlo Zulian, colpendolo con una ruota anteriore alla gamba e al piede. L’uomo è stato immediatamente trasportato al Pronto soccorso da un’ambulanza. A quel punto la Polizia, ha costretto i dirigenti della SDA a sedersi ad un tavolo con un sindacalista. Poi l’azienda è stata convocata dal prefetto di Padova, Ennio Mario Sodano, che è riuscito a strappare la promessa di un incontro con la Cgil, Salerno Trasporti e le società subentranti. L’importante appuntamento però non ha prodotto alcun passo in avanti perché la Sda non si è presentata. La Filt-Cgil a questo punto non esclude che la settimana prossima ci sia un nuovo presidio a Marghera. «Stiamo protestando – dice un ex dipendente della Coop Salerno – per riavere un posto di lavoro che non è da privilegiati. Quando eravamo operativi, ci costringevano a più di 100 consegne al giorno: se ne fallivamo una, ci toglievano 30 euro da una busta paga di 1.000 euro».
Michele Bugliari
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