Scopre in aula di essere indagato

Fabio Manca era citato come teste: “incastrato” da un pregiudicato

VENEZIA. Era stato citato in aula come testimone nel processo per estorsione a carico del fratello Giampaolo Manca, pregiudicato veneziano di 62 anni ex componente della Mala del Brenta. Ma ieri Fabio Manca ha saputo di essere indagato in virtù delle dichiarazioni fatte da un altro pregiudicato veneziano, Alessandro Duse, sulla responsabilità dell’estorsione.

Davanti ai giudici del tribunale collegiale (Savina Caruso presidente, a latere Michela Rizzi e Andrea Battistuzzi), Fabio Manca non ha mancato di manifestare il suo stupore. «Sono dieci anni che non ho bisogno di avvocati», ha risposto alla presidente del collegio che gli ha chiesto se avesse il nominativo di un legale di fiducia. L’udienza è stata quindi aggiornata al 9 giugno, quando Fabio Manca tornerà in aula e sarà sentito, potendo beneficiare delle garanzie date all’indagato.

Ad aprire un nuovo squarcio sul caso erano state le dichiarazioni di Alessandro Duse, alcuni mesi fa: il pregiudicato aveva confessato di aver partecipato all’estorsione, confermando che il responsabile era stato Giampaolo Manca assieme al fratello Fabio, a Rienzi Fracasso e Alessandro Filippi.

I fatti risalgono al settembre-ottobre 2010 quando Manca avrebbe avvicinato Roberto Laggia, un lidense ex croupier e allora titolare di una vetreria di Murano (la “Nuova Venezia srl”) e gli avrebbe mostrato due proiettili, dicendogli che se non gli avesse consegnato migliaia di euro, quelle pallottole sarebbero state per lui, il figlio o il padre. Con Manca, stando alle accuse, c’erano altri quattro uomini mascherati ai quali gli inquirenti non erano mai riusciti a dare un nome. Poi le rivelazioni di Duse. Manca, dal canto suo, ha sempre negato di aver minacciato Laggia, confermando però di aver chiesto soldi. (ru.b.)

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