Sciopero Actv, l’adesione sfiora il 100% «In lotta per i diritti». Città paralizzata

Presidio di mille lavoratori tra il Tronchetto a San Giuliano. La mediazione del prefetto: tavolo con enti locali e governo 



«Ver-go-gna, ver-go-gna!». Bandiere delle organizzazioni sindacali - tutte - fischietti e tamburelli. Sono quasi seicento i lavoratori Avm-Actv ad accerchiare, simbolicamente, la sede della società di trasporto pubblico. Adesione quasi totale (del 97% nella navigazione e del 98% nel settore automobilistico) allo sciopero indetto tra le 10 e le 13 di ieri, protesta nazionale contro il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale. In città una protesta soprattutto contro i vertici della società per la decisione di disdire, nella parte economica e normativa, il contratto integrativo. E quindi tutti a protestare, come non si ricordava da tempo, al Tronchetto e alla porta gialla del Parco di San Giuliano, dove si contano più di 300 persone, mentre in laguna si fermano i vaporetti (restano scoperti anche i collegamenti con le isole) e a Mestre bus e tram riposano in deposito. Alle 14 la convocazione del prefetto Vittorio Zappalorto, cui spetta il ruolo del mediatore. Il prefetto si è detto disponibili a ospitare l’apertura di un tavolo, con il coinvolgimento di Comune, Regione, e governo, per discutere delle risorse per Venezia. «Abbiamo chiesto che al tavolo sia ammessa l’azienda», dice Valter Novembrini, Filt Cgil, «a patto che ritiri la disdetta dell’integrativo».



Appuntamento al Tronchetto quindi, i lavoratori arrivano a gruppi, con le motonavi dal Lido e dalle Fondamenta Nuove, quasi 600 a intonare cori contro i vertici dell’azienda. Il direttore generale, Giovanni Seno, è in ufficio dal mattino presto e non si fa vedere. «Venga a dirci in faccia che prendiamo 40 mila euro netti», si arrabbiano i lavoratori. Gianluca, 42 anni, comandante di vaporetti, scandisce i numeri della sua busta paga: «2.345 euro lordi al mese, che vuol dire circa 1800 netti. Questi sono i nostri stipendi». Lorenzo, chioggiotto di 32 anni, da 10 in azienda come marinaio. «Scrivetelo bene: 1400 euro al mese netti, sono qui gli sprechi o bisogna cercare altrove?». Per tutto il periodo della pandemia, si arrabbiano i lavoratori, «siamo stati noi, con i nostri sforzi, a garantire il trasporto pubblico in questa città». Sciopero riuscito e polemiche sugli assembramenti delle 13 girate ai piani alti dell’azienda: «Ci dispiace, gli utenti hanno ragione», dicono i lavoratori, «ma vadano a chiederne conto ai vertici dell’azienda, è loro la responsabilità».



Guidano il corteo al Tronchetto, fanno la spola con San Giuliano, dove all’ingresso del parco ci sono i lavoratori del settore automobilistico. I fischietti hanno lo stesso ritmo, i cori si ripetono, contro i vertici di Avm («tagliatevi voi lo stipendio») e contro il sindaco Brugnaro, ritenuto colpevole di restarsene in silenzio: «Brugnaro, fora i schei!». Dice Marino De Terlizzi, Fit-Cisl: «Perdere l’integrativo vuol dire perdere trent’anni di contrattazione di secondo livello, quello che ha permesso ai lavoratori di colmare il mancato rinnovo di tre contratti collettivi nazionali. Le indennità non sono regali, ma lo scambio con un aumento di produttività da parte dei lavoratori». Occhi puntati sui lavoratori di Actv, ma attenzione a non dimenticare i dipendenti di tutto il gruppo, come osserva Eleonora Martellotti, Filt-Cgil: «In Vela ci sono 270 dipendenti, il 98% sono donne. E ancora una volta sono quelle che pagano di più, perché oltre alla parte economica la disdetta dell’integrativo riguarda anche quella normativa, che vuol dire stravolgere gli orari di lavoro». Da parte sua Alberto Cancian (Usb) sottolinea come l’azienda abbia chiuso ogni spiraglio anche per gli stagionali e i nuovi assunti, con il blocco del turn over.



Ora sarà la prefettura a cercare una ricomposizione, anche se le posizioni tra organizzazioni sindacali e Avm restano distanti. La strada, per nulla facile, è quella di un tavolo con la partecipazione di Comune, Regione e governo. Obiettivo: discutere delle risorse per il trasporto pubblico locale. Su un punto i sindacati non arretrano: «O l’azienda ritira la disdetta, o non potrà iniziare alcun confronto con loro». —



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