Schianto Msc Opera, Procura e difese si accordano per pene fino a 6 mesi

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Si avvia verso la conclusione con un patteggiamento fino a un massimo di 6 mesi di pena per i cinque indagati, uno dei casi giudiziari più seguiti dalla città, perché legato ad un incidente navale da avaria che ha segnato in maniera indelebile la memoria dei veneziani: lo spaventoso schianto delle Msc Opera contro la banchina di San Basilio, il 2 giugno 2019.
Cinque gli imputati rimasti nel “setaccio” della Procura, che ha chiesto l’archiviazione per altri quattro indagati: tutti dipendenti della compagnia armatrice.
Nelle scorse settimane i pubblici ministeri Giorgio Gava e Andrea Petroni hanno raggiunto con le difese un accordo sulle pene, che verrà ora valutato dal giudice per le udienze preliminari, chiamato a stabilire se sia congruo - dando così il suo benestare al patteggiamento - oppure se respingerlo. Naturalmente si dovrà tenere conto dei risarcimenti a beneficio della River Countness, la nave fluviale ormeggiata in riva, che venne investita e “accartocciata” dalla prua dell’Opera.
I suoni di allerta delle sirene del colosso del mare ormai fuori controllo per un’avaria, lo sguardo prima incredulo poi terrorizzato dei passeggeri a bordo del fluviale, che si sono precipitati a terra mentre la loro nave veniva investita dalla potente inerzia del transatlantico. Uno schianto fortissimo che chi ha sentito non dimenticherà più.
L’immagine - tante volte evocata negli anni dal fronte dei “No Grandi navi” - il 2 giugno 2019 è diventata spaventosamente reale, con la prua della nave che ha puntato direttamente contro le case sulla riva, prima che la forza dei rimorchiatori riuscisse a farla virare quel tanto da prendere quasi di striscio la banchina di San Basilio, fermandosi poco oltre senza far morti.
Quel giorno, in centinaia si sono visti letteralmente puntare contro la gigantesca nave da crociera.
Al centro delle accuse mosse dalla Procura, c’è il risultato della perizia tecnica dei propri consulenti: «Una volta informato dello spegnimento della consolle del timoniere», si legge in un passo , «il comandante avrebbe dovuto, immediatamente, ordinare al timoniere l’impiego del governo di emergenza invece di richiedere il passaggio dei comandi sulla consolle centrale. Questa violazione è da attribuire a negligenza del comandante Carmine Siviero». Ogni minimo aspetto di quella mattina è stato ricostruito nelle 326 pagine di perizia redatte dai consulenti tecnici dei pm Andrea Petroni e Giorgio Gava. Come si legge nella ricostruzione, l’errata manovra è arrivata a fronte di un’avaria al motore. Per la precisione, al quadro elettrico che alimenta timoni e propulsione. Il primo allarme, per i consulenti è arrivato alle 7.26 del mattino: un’ora prima dello schianto. Ma non lo si valutò adeguatamente. «Le violazioni sono da attribuire a negligenza ed imperizia del capo elettricista e a negligenza dei primo ufficiale di macchina e del direttore di macchina», si legge nel documento. Nelle controdeduzioni, gli esperti incaricati da Msc sottolineano il ruolo giocato dalla difformità di cablaggio responsabile dell’avaria iniziale, la quale a sua volta avrebbe «causato confusione e difficoltà nella lettura della situazione».
Ma alla fine si è giunti - dal punto di vista penale - al patteggiamento: se arriverà il benestare del gup, non ci sarà processo. —
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