Schiacciato da una lastra Imprenditore condannato

Nell’ottobre 2011 alla Noalmarmi di Moniego morì Giorgio Gatto, 60 anni Dieci mesi a Enrico Cosmo, titolare e capocantiere patteggiano sette mesi
Di Giorgio Cecchetti

NOALE. Una condanna, due patteggiamenti e un proscioglimento. Queste le decisioni prese dal giudice veneziano al termine dell’udienza di ieri nel procedimento per la morte di Giorgio Gatto, deceduto a 60 anni schiacciato da una lastra di marmo pesante 700 chilogrammi. Era già in pensione, ma continuava a fare qualche lavoretto, pagato in nero. Ieri, il magistrato ha condannato Enrico Cosmo (50 anni di Noale), titolare della «Eredi Cosmo Luigi», a dieci mesi e venti giorni di reclusione, mentre hanno patteggiato la pena di sette mesi e quattro giorni ciascuno il titolare della «Noalmarmi srl» Massimo Bagordo (44 anni, di Noale) e il capo cantiere della stessa impresa Roberto Libralato (58 anni di Noale). Infine è stato assolto il titolare della «Nuova Immobiliare Agricola» Umberto Bottacin (70 anni, anche lui di Noale). A sostenere che Giorgio Gatto lavorava in nero era stata la dirigente della direzione dell’Ispettorato provinciale del Lavoro. I tre indagati condannati dovevano rispondere di concorso in omicidio colposo.

Il pubblico ministero Carlotta Franceschetti, invece, aveva puntato le sue indagini per ricostruire quello che era accaduto e stabilire le responsabilità. Gatto stava montando delle grandi fioriere a Moniego di Noale ed era all’interno di una di queste quando una delle lastre di marmo era caduta schiacciandogli proprio la testa, mentre era piegato. Nonostante i soccorsi arrivati pochi minuti dopo, non c’era stato più nulla da fare e l’operaio era deceduto per un grave trauma cranico provocato dallo schiacciamento causato dalla caduta della lastra. Gatto lavorava per la «Noalmarmi» anche prima di andare in pensione. In quell’occasione, era il 21 ottobre di due anni fa, a svolgere i lavori era la «Eredi Cosmo Luigi» su una proprietà della «Nuova Immobiliare Agricola» e a fornire la manodopera per montare le fioriere era stata la «Noalmarmi». Stando alle accuse, mancava innanzitutto il coordinatore alla sicurezza, inoltre gli indagati non avrebbero assicurato la giusta disposizione delle lastre di marmo in modo da evitarne il crollo. La famiglia della vittima non si è costituita parte civile perché ancor prima del processo i parenti sono stati risarciti per il danno materiale e morale subito per la morte del proprio congiunto.

L’unico a non scegliere riti alternativi è stato Bottacin, che puntava al proscioglimento, come in effetti è avvenuto. Gli altri tre, invece, hanno scelto chi l’abbreviato chi il patteggiamento, previo accordo con il pubblico ministero, in modo da poter usufruire dello sconto di un terzo sulla pena finale previsto dal codice.

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