Scappa con il figlio piccolo mamma condannata
È una storia delicata, che si gioca sul filo dei legami e del riconoscimento del diritto di avere con sé il proprio figlio quella che è andata a sentenza ieri in tribunale, davanti alla giudice Irene Casol. Sul banco degli imputati, una mamma polacca accusata di sottrazione internazionale di minore, difesa dall’avvocato Damiano Danesin: la giudice ha deciso di condannare la donna a 8 mesi, il minimo con la concessione delle attenuanti generiche e la sospensione della pena, e a risarcire con 3.000 euro di danni morali la parte civile, ovvero il padre del bambino con l’avvocato Scardamaglio. Una battaglia, quella dell’uomo, che ha visto il coinvolgimento anche del Papa e del Presidente della Repubblica. A loro, tra gli altri, il padre aveva scritto per avere un sostegno nella vicenda. L’uomo ha portato il suo grido disperato anche alla ribalta della cronaca, manifestando tra l’altro con striscioni sotto l’Ambasciata polacca a Roma. «La madre se ne è andata con il bambino perché la situazione a casa era diventata ingestibile», ha sostenuto l’avvocato Danesin nell’arringa, definendo l’uomo “un marito-padrone”, «La madre l’ha fatto per far risparmiare a lei stessa e al suo piccolo una vita di vessazioni». Il rappresentante dell’accusa aveva chiesto la condanna a un anno, la parte civile 10mila euro di risarcimento e la revoca della responsabilità genitoriale.
La coppia era sposata e viveva in un paese del Sud. Di ritorno da un viaggio in Polonia con il figlio, la donna si era fermata dalla sorella che vive a Mestre. Proprio in quel frangente tra moglie e marito si era acuita la tensione che era andata accumulandosi negli anni precedenti. Tensione sfociata pure in maltrattamenti, sostiene la donna che però mai aveva denunciato. Per questo si era anche rivolta a Telefono Rosa. Poi la decisione di tornare in madrepatria con il piccolo, senza il consenso del padre. Da quel momento – è luglio 2012 – è iniziata la battaglia giudiziaria della coppia. Il padre si rivolge alla giustizia polacca e presenta istanza di rimpatrio ma la richiesta viene rigettata dopo che una perizia accerta come il bambino stia bene con la madre. Anche l’impugnazione fatta in Italia ha esito negativo per il padre. Nel frattempo la madre ottiene il divorzio e l’affidamento esclusivo del figlio. È proprio sulla base della documentazione giuridica polacca prodotta dalla difesa che la giudice ha dichiarato cessata la permanenza del reato al 5 agosto 2013, quando la donna aveva chiesto (e poi ottenuto) l’affidamento esclusivo del figlio. Ieri la donna era in aula per sottoporsi all’esame. È arrivata appositamente dalla Polonia per raccontare la sua verità.
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