Basilica di San Marco, tutto fermo sul restauro del tetto: scatta il pressing del Provveditorato
Nonostante i fondi statali stanziati e le ditte già assegnatarie, il primo stralcio del restauro dei tetti della Basilica è bloccato da mesi. Il ritardo rallenta anche gli altri cinque lotti a carico della Procuratoria

La comparsa ormai qualche mese fa di un enorme montacarichi in piazzetta dei Leoncini non aveva destato più di tanto stupore, in una Piazza dove da anni, tra rifacimento della pavimentazione e interventi a difesa dalle maree, non mancano i cantieri. E in effetti, quell’area destinata a deposito e quell’impalcatura alta fino al tetto della Basilica doveva essere il primo passo di un intervento di cui si parla da almeno cinque anni. E cioè il rifacimento dei tetti e delle coperture della Basilica stessa.
Peccato però che dell’inizio dei lavori non c’è la benché minima traccia. E sì che il primo stralcio dell’intervento, a carico del Provveditorato, è già interamente finanziato. E i lavori sono già stati assegnati. Eppure, tutto tace.
Bloccando, di fatto, gli altri cinque stralci (questi a carico invece della Procuratoria in qualità di stazione appaltante) di un lavoro che, secondo le stime dei tecnici, occuperà la sommità della Basilica almeno per un anno e mezzo. È per questo che nelle ultime settimane, richieste di chiarimento sono state inoltrate dalla Procuratoria stessa al Provveditorato. Il tappo burocratico rischia infatti di prolungare, e di molto, la fine di lavori necessari.
La cui necessità è nota da tempo. Basti pensare che i primi progetti della Procuratoria, per il rifacimento di tetti e falde, risale addirittura a prima dello scoppio della pandemia. In un primo momento, il Covid blocca tutto. Successivamente, il Provveditorato si fa avanti dopo essere riuscito a reperire dei finanziamenti statali ad hoc. A patto, però, di fare in fretta. È infatti a quel punto la stessa Procuratoria, dopo averli pagati di tasca propria a fornire i progetti esecutivi. Si tratta di ben due progetti distinti.
Il primo, appunto, è quello relativo al primo stralcio dell’intervento sul tetto. Nel complesso, l’intero progetto riguarda il restauro sia dell’apparato ligneo sia delle lastre in piombo che compongono la sovrastruttura. Come spiegato all’epoca dalla Procuratoria stessa, le infiltrazioni provocate dalla pioggia e dall’umidità danneggiano i manti in piombo che sovrastano le cupole e le strutture in legno. Il secondo progetto, fornito al Provveditorato dopo aver reperito i fondi necessari, riguarda invece la parte muraria sopra il rosone che guarda Palazzo Ducale.
Ora puntellata per evitare qualsiasi tipo di rischio, anche in questo caso il lavoro vero e proprio di restauro deve ancora cominciare. Nel complesso, tra tetto e parte muraria del rosone, si parla di un intervento da un milione e mezzo di euro. Stanziati e assegnati alle ditte, ma tutto tace. Un problema doppio, se si considera che le impalcature occupano oggi una piazzetta simbolica come quella dei Leoncini e che, al tempo stesso, lo stallo blocca anche la prosecuzione degli altri lotti previsti per il restauro del tetto (a carico, questi, della Procuratoria).
Ad oggi, restano incerti i tempi per l’avvio dei lavori. L’unica novità riguardante il tetto della Basilica è invece il sistema di telecamere e allarmi per evitare rischi di incendi, installato dalla Procuratoria in via precauzionale. Infine, altri lavori riguarderanno l’Ateneo San Basso in piazzetta dei Leoncini che, come già annunciato, sarà trasformato entro il 2026, con le risorse della Procuratoria, in biglietteria e bookshop per eliminare le code in piazza San Marco.
Avrà bisogno di restauri sia nella facciata che all’interno: i lavori sono stati avviati ad aprile, per cinque mesi, e verrà lanciato un concorso internazionale per il suo arredo con i più grandi progettisti del mondo.
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