Moschee e autorizzazioni a San Donà, Fratelli d’Italia lancia un sondaggio
L’attacco della Lega: «Una doppia irregolarità, si continua ancora a pregare». Polemiche anche da via Don Bosco: «Qui la situazione è diventata invivibile»

Centro culturale islamico e revoca dell’agibilità in via Monte Popera, Fratelli d’Italia lancia una raccolta firme tra i cittadini di San Donà per chiedere la loro opinione sulla discussa vicenda.
Il presidente del circolo, Diego Cancian, ha annunciato per la settimana prossima i gazebo in piazza: «Chiederemo ai cittadini se ritengono che la nostra sia islamofobia o rispetto delle leggi». Intanto, anche in via Don Bosco, dove si trova un altro centro culturale islamico, i residenti invocano un intervento dell’amministrazione comunale per la chiusura.
«La situazione da noi è invivibile», spiegano i residenti nel quartiere vicino all’oratorio, «gli iscritti all’associazione si ritrovano per pregare, pur non potendo, non rispettano la ciclabile a parcheggiano ovunque, sporcano, fanno rumore, mollano le biciclette dove trovano posto in una situazione di caos».
A giorni il legale dell’associazione Arrahma, l’avvocato Angelo Lorenzon, parlerà con il sindaco, Alberto Teso, per discutere il provvedimento di revoca dell’agibilità emanato a seguito dei controlli della polizia locale. Non esclude la possibilità di un ricorso al Tar se non sarà trovato un accordo per riaprire.
In via Monte Popera, dove ha sede Arrahma - che in italiano vuol dire “misericordia” - ci sono due sale: una che si affaccia verso il parco dell’architettura della famiglia Mestre, cui è stata revocata l’agibilità in quanto sono state segnalate oltre 150 persone che pregavano pur non avendo l’autorizzazione per un centro di preghiera.
In quelle sale vengono impartite le lezioni di lingua, cultura e storia ai bambini. E l’avvocato Lorenzon lo ha evidenziato nella sua difesa, asserendo che il Comune ha visto solo ciò che ha voluto vedere.
La scorsa sera, il consigliere comunale della Lega Alberto Schibuola ha rilevato che nell’altra sede, che si affaccia verso Zanutta, ex Firas, affittata dalla comunità islamica, c’era ancora gente che stava pregando. «Continua la non osservanza delle leggi», attacca Schibuola, che fa parte del gruppo del generale Vannacci, «venerdì sera numerosi musulmani si sono trovati per la preghiera addirittura nei locali adiacenti alla sede chiusa di via Monte Popera. Locali che non hanno permessi neppure per attività culturali, risultando ufficialmente non utilizzati. Quindi situazione è ancora più abusiva. Questo non si può permettere. Ribadisco ancora una volta che ciò che è stato fatto per la moschea di via Monte Popera deve essere fatto anche nelle altre due moschee di San Donà di Piave: quella di via Calnova e quella di via Don Bosco».
In realtà sono anche queste centri culturali dove non c’è alcuna autorizzazione a luoghi di culto, a differenza, per esempio, della chiesa ortodossa nella frazione di Chiesanuova, dove la comunità rumena ha ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie a farla diventare luogo di preghiera. Il sindaco Teso ha censurato le critiche del Pd sostenendo che instillano odio nella comunità islamica ed espongono al pericolo di eventuali ritorsioni gli amministratori comunali.
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