Venezia, altri 400 mila euro per riva Sette Martiri
L’avanzo di cantiere sarà utilizzato per rifare un tratto di pavimentazione escluso dal progetto. Lavori fino a fine anno. Già messa al sicuro la riva danneggiata dall’acqua alta del novembre 2019

La nuova pavimentazione in riva Sette Martiri riguarderà non solo il tratto in porfido ma anche la porzione in masegni che va verso i caseggiati. Il tutto, grazie ad un avanzo di cantiere da 400 mila euro, del tutto inaspettato e legato a ribassi d’asta e ottimizzazione dei lavori in corso. E così, se è vero che questa nuova tranche di lavori comporterà un prolungamento dei cantieri almeno fino a fine anno, da inizio 2026 riva Sette Martiri sarà totalmente rifatta. E al sicuro dalle maree.
In queste settimane è infatti iniziato il terzo lotto del maxi cantiere (da complessivi sei milioni e centomila euro). Conclusi ormai da tempo il primo lotto, quello riguardante la parte centrale della riva, e il secondo, nel tratto più vicino a riva San Biagio.
Per ciascuno dei lotti, i lavori hanno riguardato il rifacimento sia della riva, danneggiata dall’acqua alta del 12 novembre 2019; sia della pavimentazione in porfido. Già sistemati, invece, i danni provocati appena un anno fa dalla fiera di Coldiretti, che aveva sollevato vibranti polemiche tra la cittadinanza a causa degli invasivi interventi di allestimento.
Ora, per quanto riguarda il terzo lotto appena iniziato, l’opera di rifacimento delle riva dei Sette Martiri ha comportato il sollevamento dei masegni in modo da poter intervenire sugli strati di terra sottostanti e la ripavimentazione in cubetti di porfido. In un secondo momento, come detto, grazie all’avanzo di 400 mila euro si interverrà anche nella porzione di pavimentazione oggi riservata al passaggio pedonale. Già concluso, invece, l’intervento di messa in sicurezza del lato fronte laguna.
In questi mesi, un palancolato posizionato e accuratamente puntellato davanti alle rive ha permesso di lavorare sulla parte a contatto con l’acqua in modo da svuotare l’invaso e poter così intervenire direttamente sulla parte della riva, togliendo, numerando e riposizionando i masegni, in alcuni punti anche sostituendone alcuni pezzi erosi.
A lavoro concluso, si punta quindi a restituire nel pieno della sua funzionalità una delle rive storiche di Venezia. Iniziata a costruire nel 1931, l’ex riva dell’Impero (denominata dopo la guerra Sette Martiri in memoria della rappresaglia nazista contro le forze partigiane) venne completata solo nel 1937. Sotto la direzione dell’ingegnere Eugenio Miozzi, l’opera comportò la realizzazione di una sponda fronte bacino, lunga 360 metri e profonda oltre 10 m, grazie all’impiego di cassoni di cemento armato autoaffondati.
Come si legge nella relazione del convegno dell’Ateneo Veneto dedicato alla figura di Miozzi, questi cassoni venivano trasportati sul posto in galleggiamento e venivano affondati in opera, con un sistema di scavo pressurizzato dall’interno: «Si trattava di lavori che, ancorché fatti con tecniche di posa meno evolute di quelle impiegate oggi, per dimensioni e difficoltà non avevano certo nulla da invidiare a quelle dei cassoni di fondazione del Mose».
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