Sciopero alla Salgaim di Campagna Lupia: «Basta morti sul lavoro»
Gli operai incrociano le braccia dopo la morte di Abdelmajid El Khabch nello stabilimento vicentino del gruppo. Tra le richieste, maggiori precauzioni per le esalazioni: «Misure di sicurezza da incrementare»

«Quello che è successo nello stabilimento della Salgaim nel Vicentino, con la morte di Abdelmajid El Khabch, non è accettabile. Vanno aumentate in ogni modo le misure di sicurezza in questi luoghi di lavoro. Per questo quasi tutti i 30 lavoratori dell’impianti di Campagna Lupia hanno incrociato le braccia».
A dirlo venerdì mattina, 11 luglio, davanti ai cancelli dell’azienda a Lugo di Campagna Lupia è stata Alessandra Frontini, segretaria generale Flai Cgil Venezia.
Allo sciopero dei lavoratori ha dato il suo sostegno anche il fratello della vittima dell’incidente sul lavoro, al quale è arrivata la solidarietà dei colleghi. L’operaio era rimasto gravemente intossicato lavorando alla Salgaim di Tezze: la gravità delle sue condizioni l’ha portato alla morte. Lo stabilimento dell’azienda, che si occupa di trattare carcasse animali per realizzare concimi, nel corso degli anni è salito alle cronache anche per le proteste dei residenti che lamentano un odore nauseabondo in uscita dalla fabbrica.
Rispetto, invece, all’incidente capitato di recente, l’azienda Salgaim dal canto suo si è fatta avanti con la famiglia del lavoratore sottolineando la disponibilità ad aiutarla economicamente.
«Quello che è successo – spiega Renato Bassan delle Rsu della Salgailm a Lugo di Campagna Lupia – è inaccettabile. Nella sede di Lugo siamo in 30, 15 a Tezze». Per Frontini della Cgil sarà ora «l’indagine a fare luce sulle responsabilità»: «Ma questa strage si deve fermare». Lo sciopero, ribadiscono i lavoratori, è soprattutto per «dimostrare la solidarietà delle lavoratrici e dei lavoratori, perché non si può stare in silenzio di fronte a tutte queste morti sul lavoro»: «Abbiamo chiesto all’azienda di devolvere la trattenuta applicata per questo sciopero in favore della famiglia di Abdelmajid. Serve istituire dei tavoli tecnici tra aziende, organizzazioni sindacali e medici competenti».
Nello specifico, la richiesta riguarda la necessità di maggiori precauzioni da adottare di fronte ad esalazioni provenienti dalle lavorazioni che possono risultare mortali.
Per Alessandra Frontini le ricette ci sono: «La salute e la sicurezza devono essere messe al primo posto. Non è accettabile che nel 2025 si continui a morire sul lavoro».
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