Ruba 35 mila euro all’azienda condannato a quattro mesi

PORTOGRUARO. Un uomo che compirà 48 anni domenica prossima, Dario Casarsa, nativo di San Vito al Tagliamento ma residente a Portogruaro, è stato condannato per il reato di appropriazione indebita alla pena di 4 mesi di reclusione, 400 euro di multa, e al pagamento delle spese processuali, nonché al risarcimento dei danni per un totale di 35.837,32 euro a favore di un’azienda pordenonese con sede ad Azzano Decimo, la Samma Shop srl. Lo ha deciso il giudice del Tribunale di Pordenone, Giorgio Cozzarini. Il pubblico ministero al processo, Cesia Maria Elisabetti Rossi Puri, aveva chiesto una pena di 6 mesi e 200 euro di multa. L’imputato era difeso dall’avvocato Geni Drigo.
È una storia curiosa quella che si è dipanata dall’aprile del 2010 e fino al 2011. Dario Casarsa era stato assunto dalla Samma nell’aprile del 2009, con l’incarico di compiere la riorganizzazione logistica e gestionale della struttura aziendale. Era entrato nelle grazie dei vertici dell’azienda e il suo contratto era stato prorogato, visti alcuni brillanti risultati. Poi la crisi del rapporto lavorativo e l’abbandono nel 2011.
Tutto sarebbe cominciato, secondo i giudici, alla fine del 2010, quando Casarsa aveva assunto nuove mansioni in campo contabile e amministrativo. Si erano però registrati degli ammanchi. La polizia giudiziaria, nel corso delle indagini scattate dopo la brusca interruzione del rapporto di lavoro, aveva riscontrato e confermato le conclusioni a cui era giunto il contabile della Samma Shops. Un ulteriore e più preciso calcolo dei prelievi indebiti è stato svolto dal consulente tecnico della parte civile, che alla luce di tutta la documentazione fornita dall’azienda, ha sottratto all’ammontare complessivo dei pagamenti effettuati il totale delle fatture emesse da Casarsa. La differenza, 35.837,32 euro, è per la magistratura l’ammontare dei soldi spariti. Si tratta di un importo inferiore a quello inizialmente ipotizzato. I pagamenti sono avvenuti, almeno in parte, utilizzando un conto corrente che i vertici aziendali ritenevano essere stato chiuso. Il giudice Cozzarini ha poi stabilito esserci un nesso diretto casuale tra la condotta illecita dell’imputato e le conseguenze dannose subite dalla parte civile, la Samma Shops, che per effetto del reato avrebbe subito una diretta diminuzione patrimoniale, costituita dalle somme di denaro sottratte, per effetto dei pagamenti eseguiti senza titolo.
Rosario Padovano
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia