Rogo della Grenfell Tower L’architetto inglese ricorda Marco e Gloria

San stino. «Tutto ciò che poteva andare storto, quel giorno, è andato storto. Hanno perso la vita due ragazzi stupendi: c’è una lezione da imparare». L’architetto inglese Peregrine Bryant si commuove. Torna con la mente a quel tragico 14 giugno 2017, alla notte in cui la Grenfell Tower, il grattacielo londinese di 24 piani, prende fuoco, facendo perdere la vita a Gloria Trevisan, 26 anni di Camposampiero, da poche settimane assunta nel suo studio, e del fidanzato di lei Marco Gottardi, anche lui architetto, 28enne di San Stino di Livenza. «Stavo andando a lavoro assieme a mia moglie, la mattina, quando abbiamo appreso la notizia», ha ricordato Bryant, ieri ospite di un convegno dell’Ordine degli architetti di Treviso «mia moglie mi disse: “Credo che la torre in fiamme sia quella in cui abitano Gloria e Marco”». Passano i minuti e quel presagio trova conferma. «Arrivati in ufficio abbiamo verificato l’indirizzo di residenza, ed era effettivamente quello», aggiunge l’architetto londinese, «abbiamo provato a chiamarla e richiamarla, ma senza esito. Presto abbiamo capito non ci sarebbero state speranze».
Gloria lavorava nell’ufficio di Peregrine Bryant da appena due settimane. Marco in uno studio con titolari italiani. A parlare ieri anche Giannino Gottardi, padre di Marco, guida della fondazione GrenfelLove nata per ricordare i due ragazzi e per sostenere il mondo della scuola. «La tragedia è passata, va avanti per le vie legali e resta un monito per chi ha delle responsabilità», ha detto Giannino, «per il resto deve emergere il positivo: vogliamo parlare di determinazione, la stessa che avevano Gloria e Marco. Due ragazzi che ce l’avevano fatta». —
Alessandro Bozzi Valenti
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