Rizzoli, autopsia sulla salma La richiesta arriva dal fratello

«Ho saputo per caso e con enorme ritardo del decesso di mio fratello e per quanto i rapporti con lui fossero da tempo decisamente difficili e saltuari, il sospetto sul fatto che la sua morte non sia stata per causa naturale mi opprime e mi tormenta». Scrive così l’avvocato Renato Alberini nell’esposto presentato per conto di Francesco Rizzoli sulla morte a 81 anni, definita «improvvisa ed inaspettata», del fratello Antonio Rizzoli, ex primario di Psichiatria e poi libero professionista. Il decesso risale al 20 luglio nella casa in Rio Novo. Non ci sono testimoni. Il medico viveva solo e, a detta del fratello, non soffriva di particolari patologie. L’esposto in Procura per chiedere di «accertare epoca, causa e mezzi del decesso» ha comportato l’apertura di un fascicolo “modello 45” per fatti non costituenti reato. Nel frattempo la salma di Antonio Rizzoli era già stata tumulata nella mattinata di martedì, senza alcuna cerimonia, nella tomba di famiglia a Vicenza. La pm Elisabetta Spigarelli ha disposto la riesumazione della salma per l’autopsia. L’esame è stato effettuato giovedì dal medico legale Guido Viel, presente il consulente nominato dal fratello, il medico legale Calogero Nicolai. «Non è emersa una evidente causa naturale, né violenta», chiarisce Alberini. Servirà attendere gli esiti degli esami sui campioni prelevati, ci vorranno settimane. «Nessun giallo, solo un inutile accanimento sulla salma. Se il fratello e la sua famiglia si fossero interessati alle condizioni di Antonio quand’era in vita, non avrebbero avuto dubbi sulla sua morte», ribatte l’avvocato Simone Zancani, legale di fiducia del medico e incaricato di seguire la fase del post mortem. Compresa la verifica della possibilità di effettuare la sepoltura, tanto che il legale nella tarda mattinata di lunedì si era presentato in Procura per parlare con il magistrato di turno. E tutto a quel momento filava liscio perché l’esposto non era ancora stato depositato. Il fratello non sapeva nulla della morte. Antonio aveva dato disposizioni di non avvertirlo. «Chi si è interessato della sepoltura, ovvero l’erede universale che è la sua colf, ha gestito tutto “sotto traccia”, senza dare avviso a nessuno, parente o amico che fosse», precisa l’avvocato Alberini. Ed è proprio alla figura della colf che si fa cenno nell’esposto. La donna è stata nominata da Rizzoli, che seguiva da vent’anni, erede universale con testamento olografo datato 16 febbraio 2013 e pubblicato nei giorni scorsi dal notaio: «In perfetta salute di mente e di spirito dispongo che in caso di mio eventuale decesso sia resa erede universale dei miei beni mobili ed immobili la signora... Con il presente atto annullo ogni precedente testamento». «L’unico interesse che preme tutelare a Francesco Rizzoli, ben consapevole che lui e la moglie non sarebbero mai stati beneficiari dell’eredità visti i rapporti compromessi da molti anni», precisa Alberini, «è che il testamento pubblicato a favore della colf rappresenti effettivamente le ultime volontà del fratello: era noto a parenti ed amici che Rizzoli era uso fare molti testamenti olografi a seconda di umori e simpatie. A Francesco Rizzoli ed ai familiari risulta che successivamente al 2013 il professor Rizzoli avesse fatto ulteriori testamenti a favore di persone diverse dalla colf». Esistono davvero? Se sì, che fine hanno fatto? La colf, intanto, si riserva ogni azione legale a tutela della propria immagine. —

Ru.B.

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