Risotto di radicchio, tonno e un grappino per il pranzo del Papa

CHIOGGIA. «E' andato tutto bene. Nonostante la notte passata in bianco, l'emozione di trovarsi di fronte al Papa e la necessità di dover rispettare un cerimoniale, un'etichetta (per esempio quando Benedetto XVI ha finito di mangiare, hanno smesso anche tutti gli altri) che, nella normale vita lavorativa, non capita quasi mai di applicare». Nicola Boscarato, direttore del Centro di formazione professionale di Chioggia è stanco, ma soddisfatto.
I suoi quindici allievi dei corsi di cucina e di sala, hanno superato la prova preparando e servendo un pranzo per il Pontefice e altri cinquecento religiosi, senza intoppi e senza sbavature. Prove ne sia che «hanno fatto fuori proprio tutto» compreso il bicchierino di grappa (rigorosamente veneta) finale, come racconta il professor Lorenzo Moretto che il tavolo del Papa l'ha servito personalmente. I ragazzi del Cfp, insieme a insegnanti altri accompagnatori, erano entrati in Vaticano, dalla porta posteriore (quella dei fornitori) venerdì mattina alle 8, dopo essere partiti a mezzanotte da Chioggia e aver dormito praticamente poco in pullman. Accolti nelle cucine, insieme agli allievi di altre due scuole alberghiere, di Castelfranco Veneto e una di Roma, si sono messi immediatamente al lavoro per preparare il pranzo il cui menù è stato fornito loro proprio all'arrivo. Antipasto con carpaccio di tonno e verdurine, un primo fatto di risotto con radicchio e zucca, per secondo tagliata di pesce spada con zucchine e patate, uno strudel come dolce e vino delle cantine Zonin, passito e grappino finale come accompagnamento. «I ragazzi erano nervosi all'inizio» racconta il professor Moretto «ma poi hanno cominciato a fare il lavoro che conoscono bene e tutto si è sistemato, anche grazie ad un'ottima intesa con i ragazzi delle altre scuole».
E così mentre i cuochi cominciavano a tagliare, condire e cucinare, i camerieri allestivano i cinquanta tavoli disposti in Sala Nervi, mettendo rigorosamente al posto giusto tovaglioli, posate, piatti e bicchieri. Alle 11 una breve sosta per permettere si ragazzi di rifocillarsi con un boccone in piedi. All'una e un quarto è iniziato il pranzo che si è protratto fino alle tre. Poi vescovi e cardinali sono andati al loro lavoro e i ragazzi hanno sparecchiato e sono risaliti in pullman. Ricompensa? Niente denaro, ovviamente, ma molta immagine. «A noi basta» dice Boscarato «aver tenuto alto il nome della scuola e della città e aver offerto ai nostri ragazzi un'esperienza indimenticabile».
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