Risarcito per il sangue infetto

Un uomo di Camponogara era stato colpito dall’epatite C per una trasfusione

CAMPONOGARA. Contrae l’epatite C durante il lavoro: ministero della Salute condannato a pagare la rivalutazione monetaria dell’indennizzo in base agli indici Istat.

Quella emessa dal giudice Margherita Bortolaso del Tribunale del lavoro di Venezia è la prima sentenza mai emessa in Italia che ribadisce la battaglia di civiltà vinta alla Corte europea dei diritti dell’Uomo a Strasburgo dagli avvocati Massimo Dragone del foro di Venezia e dal collega Claudio De Filippi di Milano.

La Corte europea aveva condannato lo Stato a versare a tutti gli infettati (in Veneto parliamo di 162 pazienti infettati da Hiv, epatite B o C dopo una trasfusione o somministrazione di emoderivati) l’indennità integrativa speciale prevista dalla legge 210/1992, che andava rivalutata e adeguata in base agli indici Istat. In Italia i pazienti infettati sono sessantamila.

La vicenda risale al 1978 quando un uomo di Camponogara (di cui non mettiamo le generalità per salvaguardare la sua privacy) rimase vittima di un gravissimo incidente automobilistico mentre stava svolgendo il suo lavoro per un ente pubblico.

Soccorso dall’ambulanza dell’ospedale di Dolo viene trasportato d’urgenza nella struttura ospedaliera dove viene ricoverato.

Qui, per poterlo salvare, gli viene effettuata una trasfusione di sangue.

Una volta dimesso, l’uomo comincia a manifestare segni di stanchezza e debolezza ma non ci da più di tanto peso pensando che sia dovuto ai postumi dell’incidente.

Ma a distanza di qualche anno si reca all’ospedale per degli esami e viene sottoposto ad alcuni controlli ematici che evidenziano valori di transaminasi molto elevati.

A quel punto dopo nuovi esami si scopre che quel sangue che gli era stato iniettato per salvarlo era infetto e il paziente ha contratto l’epatite C.

L’uomo, difeso davanti al giudice del Lavoro dall’avvocato Pascale de Falco, ha vinto la sua battaglia e ora il Ministero della Salute gli dovrà riconoscere, come stabilito dalla legge, che la vittima sia risarcita con un indennizzo vitalizio percepito mensilmente ma annualmente rivalutato in base agli indici Istat con gli interessi legali dalla data della domanda al saldo effettivo, così come stabilito dai giudici europei della corte di Strasburgo, oltre alle spese legali commisurate in 1500 euro.

Davide Massaro

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