Rifiutò il trasferimento, Moraglia manda don D’Antiga "sotto processo"

L’ex parroco di San Salvador disobbedì all’ordine del Patriarcato e potrebbe perdere l’abito talare. Lui: «Sono frastornato»
Interpress/Gf.Tagliapietra. 15.12.2018. -Chiesa San Zulian, ultima messa di don Massimigliano D'Antiga incontro con i parrocchiani e preghiere in patriarcato.
Interpress/Gf.Tagliapietra. 15.12.2018. -Chiesa San Zulian, ultima messa di don Massimigliano D'Antiga incontro con i parrocchiani e preghiere in patriarcato.

VENEZIA. Lo scontro tra don Massimiliano D’Antiga - l’ex parroco di San Salvador - e il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, finirà in un tribunale: sarà infatti aperto un processo canonico per stabilire i fatti, i comportamenti e le responsabilità del sacerdote tutelando i diritti delle parti. La Chiesa di Venezia contro don D’Antiga, in buona sostanza, che rischia di perdere l’abito talare. A dare la comunicazione – in trasparenza – è stato lo stesso Patriarcato in una nota arrivata ieri in tarda serata. Il Patriarca Francesco Moraglia, ha incontrato il presbitero (che si è presentato da solo), assieme al vicario generale don Angelo Pagan e al vicario per la Pastorale don Daniele Memo.

LO SCONTRO

Il Patriarcato precisa di essere sempre stato in contatto con gli organi competenti della Santa Sede, a partire dai giorni successivi il 9 dicembre 2018, quando don D’Antiga si rifiutò di obbedire al suo vescovo che lo trasferiva dalla parrocchia alla Basilica di San Marco sulla scorta della nuova conformazione dell’area marciana che riunisce le attuali parrocchie di San Moisè, San Zaccaria e San Salvador e decise di fare armi e bagagli lasciando le comunità che guidava da molti anni. «Dopo sofferta, ampia e ponderata valutazione dei fatti che in questi cinque mesi hanno visto protagonista don Massimiliano D’Antiga, in seguito ad incontri tra il Patriarca e il sacerdote, anche alla presenza di terze persone, oltre che a uno scambio epistolare e dopo aver consultato e istanze previste dal diritto», spiega il Patriarcato, «si è dovuto provvedere ad avviare un cammino di ulteriore discernimento, disponendo un percorso extragiudiziale canonico, per giungere a una serena valutazione dei fatti, anche con il chiarimento di comportamenti ed eventuali responsabilità, tutelando i diritti di tutti i soggetti interessati».

IL DECRETO

Il Patriarca ha notificato ieri il decreto con cui ha istituito il procedimento extragiudiziale, sulla base del fatto che in questi mesi non ci sono stati avvicinamenti né ravvedimenti da parte di Don D’Antiga. Il sacerdote non è tornato sui suoi passi e non ha seguito il percorso che il Patriarca gli aveva suggerito, confermando la disobbedienza. Da qui la decisione di ricorrere allo strumento previsto dal diritto canonico. Il giudice incaricato di istituire il procedimento è padre Bruno Esposito, domenicano, consultore di vari organismi all’interno della Santa Sede, e sarà assistito da due assessori – così vengono chiamati nel diritto canonico - monsignor Davide Salvatori, bolognese, giudice della Sacra Rota Romana, e monsignor Davide Cito, professore di Diritto canonico nella pontificia università Santa Croce. A sceglierli è stato il Patriarca, e sono tutti extra Diocesi ma anche extra Triveneto, proprio per evitare coinvolgimenti e assicurare maggior neutralità. Il giudice contatterà le persone coinvolte, avvierà gli interrogatori, preparerà le istruttorie del caso. Poi probabilmente avrà luogo il procedimenti pubblico a porte chiuse e alla fine emetterà la sentenza, ossia il decreto e i provvedimenti da prendere. Don Massimiliano D’Antiga si avvarrà a sua volta di un consulente che lo assista. Si tratta di primo grado, don Massimiliano potrà presentare ricorso alla Congregazione per il Clero.

DON D’ANTIGA

L’ex parroco vuole mantenere il riserbo, ma risponde gentilmente al telefono: «L’incontro è avvenuto da poche ore, devo ancora prendere dettagliatamente visione del decreto che mi è stato letto, rifletterci. E’ una cosa improvvisa, sono frastornato e devo metabolizzare quanto avvenuto, per ora è troppo fresca». Cerca di non rilevare nulla che possa suscitare curiosità su dove si trova, cosa stia facendo, dettagli che possono far capire come agirà. Si dice stupito che Moraglia abbia reso pubblico l’incontro. «Cerco di proteggere la mia privacy» aggiunge prima di mettere giù. —


 

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