Rifiuti e ’ndrangheta, Rossato in manette

L’imprenditore di Pianiga arrestato per associazione a delinquere nell’inchiesta della Procura antimafia di Reggio
Di Carlo Mion
PIANIGA: DITTA ROSSATO. 10/10/05 © LIGHT IMAGE/CARLESSO
PIANIGA: DITTA ROSSATO. 10/10/05 © LIGHT IMAGE/CARLESSO

PIANIGA. Sandro Rossato, 62 anni, titolare della “Rossato Fortunato” di via Marinoni 80, impresa che si occupa di rifiuti, è stato nuovamente arrestato per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti. E per di più in combutta con dei boss della ’ndrangheta. E ancora una volta a farlo finire in carcere un’indagine della Procura Antimafia di Reggio Calabria, che ha evidenziato le infiltrazioni malavitose nell’affare dei rifiuti in Calabria. Si tratta di un secondo filone dell’inchiesta che aveva portato dietro le sbarre, una prima volta, Rossato nel 2006. Anche in questo caso Rossato è accusato di aver fatto affari con i boss reggini. È stato arrestato nella sua abitazione di via Annibale da Bassano di Padova. I Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito ieri mattina in Calabria, Veneto e Francia, custodie cautelari nei confronti di 24 indagati per associazione mafiosa, turbata libertà degli incanti, intestazione fittizia di beni e sottrazione di cose sottoposte a sequestro, con l’aggravante delle finalità mafiose. Al centro delle indagini del ROS, le infiltrazioni della ’ndrangheta nel settore degli appalti ecologici, nel cui ambito sono stati accertati gli accordi tra le cosche reggine per la spartizione degli enormi profitti derivanti dalla gestione illegale delle discariche regionali.

Durante le indagini, i carabinieri hanno documentato, anche, il controllo da parte degli indagati di imprese già sequestrate alla cosca con la complicità di un amministratore giudiziario, tra queste la “Rossato Sud” dell’imprenditore di Pianiga. Anche l’amministratore giudiziario è finito in galera. Sequestrati beni aziendali e quote societarie per un valore complessivo di 18 milioni di euro. Al centro dell’indagine la cosca Alampi di Reggio Calabria. Gli Alampi, federati con il gruppo dei Libri, rappresentano da sempre una cosca “imprenditrice”, con forti interessi economici in tutta Italia e all'estero, soprattutto nel settore dei rifiuti, ma anche in altri contesti come imprese edili e di costruzioni stradali.

Il capo dell’organizzazione è stato arrestato in Francia. Si tratta di Matteo Alampi. Con lui anche la moglie, Maria Giovanna Siclari. I due si trovavano in Costa Azzurra, dal marzo scorso. Cioè da subito dopo la scarcerazione del boss, avvenuta nello scorso mese di marzo, al termine di un periodo di detenzione per associazione mafiosa. Si era trasferito a Villefranche sur Mer, per sottrarsi alla notifica della sorveglianza speciale. Ma ieri i carabinieri con la polizia di Nizza gli hanno notificato il mandato di cattura europeo per associazione a delinquere di stampo mafioso e attestazione fittizia di beni. Matteo Alampi è ritenuto la mente imprenditoriale dell’organizzazione criminale, già capeggiata dal padre Giovanni, quest’ultimo arrestato nel 2010 nel corso dell’operazione “Il crimine”, che ne aveva delineato il ruolo di capo. In manette ieri anche Giulia Dieni e Giuseppe Putortì, due noti avvocati di Reggio Calabria. I due sono accusati di aver portato all'esterno del carcere gli ordini dei boss ai propri affiliati.

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