Rialto, il cuore di Venezia volta le spalle al sindaco «Città prosciugata da anni per gli affari di pochi»

Per qualcuno è la maledizione di Venezia, per altri lo specchio di una politica ormai allo sbando. Per tutti è una situazione emergenziale che deve finire il prima possibile. «Qui al Mercato di Rialto non si parla di altro che dello scandalo in Comune, ma le persone sono soprattutto arrabbiate perché siamo davanti al medesimo progetto: espellere i veneziani e fare i soldi sulla città» racconta Andrea Vio, storico lavoratore della Pescheria dove ogni giorno da secoli i residenti vanno a comprare il pesce e a scambiare qualche chiacchiera.
«Basta vedere come è stata ridotta la Pescheria» prosegue Vio «Da anni noi del Mercato, il Comitato Rialto Novo, l’associazione Progetto Rialto e tanti altri cittadini abbiamo proposto all’amministrazione di rivitalizzare il cuore della città, ma l’unica cosa che è stata fatta è stato un riordino dei banchi, senza mai ascoltarci».
Sono passati ormai dieci giorni dall’operazione della Guardia di Finanza che ha portato all’arresto dell’assessore Renato Boraso e ai domiciliari della direttrice di Insula Alessandra Bolognin e a 32 indagati, incluso il sindaco Luigi Brugnaro e alcune figure apicali dell’amministrazione, come i funzionari del suo gabinetto Morris Ceron e Derek Donadini e il direttore di Avm Giovanni Seno. Qui in Pescheria, in mezzo a tanti tour che portano i turisti a fotografare i banchi del pesce, i residenti che sopravvivono non sono stupiti di quanto accaduto.
«Non si capisce perché ci abbiano messo tanto tempo» mormora un’architetta che vuole rimanere anonima. «Non ho letto punto per punto, ma sicuramente un sindaco deve essere trasparente e non ci possono essere ombre su un’amministrazione» dice il giovane cuoco Filippo Zane, arrivato in Pescheria per l’acquisto di pesce fresco quotidiano.
«Purtroppo sembra che a beneficiarne siano state solo le aziende del primo cittadino che deve essere limpido e chiaro». Nei discorsi si ricorda che il sindaco ha sempre ripetuto che non prendeva una lira dal suo incarico, ma ne esce più ricco di prima. Come mai? «Certo, ogni volta ribadisce che non prende un centesimo dal suo ruolo di primo cittadino, eppure sembra che abbia fatto più di un affare» dice un gruppo di signori anziani, tra i quali Giorgio: «Questo è il peggiore sindaco di sempre perché parliamo di un sistema ampio di dubbi e ombre e a rimetterci sono sempre i veneziani, mandati via dalla loro città».
Una frustrazione, quella di essere cacciati in terraferma nonostante gli sforzi, sentita anche dai giovani. «Amo questa città e vorrei viverci, studio Informatica qui, ma per abitarci devo lavorare e non è semplice» racconta Matteo Zanni, 27 anni, di Ravenna. «Purtroppo sono anni che si parla di questa opacità e i pochi che si sono preoccupati di come si sta consumando Venezia non sono stati ascoltati prima». Per Zanni la sfiducia nella politica è costante per lui e per i suoi coetanei. «Fa rabbia perché chi come me, e siamo tanti, si fa in quattro per stare in questa città, si vede sbattuto fuori e chi la governa invece di investire nel futuro di Venezia, la prosciuga per guadagnarci». Una sensazione comune a tante persone che negli ultimi anni non trovano più risorse per i cittadini. «Sarebbe bello che da quanto successo si ripartisse mettendo dei punti fissi, come la residenzialità, ma ormai non ci crediamo più, anche se si dimettesse arriverebbe un altro burattino che non saprebbe opporsi a un sistema malato» conclude Zanni.
Non è la prima volta che si parla di corruzione tanto che per Armando Vianello, 80 anni con un passato di guidatore di barche alle spalle, «Venezia non è più nostra». E prosegue: «Io sono un veneziano purosangue, ma faccio fatica a riconoscere la mia città. Non si riesce più a salire sui vaporetti, spuntano alberghi ovunque ed è triste dirlo, ma è stato fatto tutto per soldi e per il guadagno di pochi».
Chi credeva nel sindaco ne è rimasto profondamente deluso. «Non me lo aspettavo» dice Giorgio Sambugaro, trasportatore di 30 anni. «Sapevo che era imprenditore, ma credevo tenesse ben distante i suoi affari dalla politica. Purtroppo, la situazione che si è creata p vergognosa e ti fa dire davvero che tutto è un magna magna». Per questo tanti attendono il 2 agosto quando il sindaco andrà in consiglio comunale per parlare di quanto accaduto. «La corruzione è una maledizione per la città» ricorda Giorgio Vianello, scrittore e insegnante in pensione, 76 anni. «C’è una differenza dallo scandalo Mose, in questo caso questa amministrazione ha saccheggiato la città e lo si vede, non è più Venezia. Saremo tutti il 2 agosto a Mestre, ma ora basta. Dopo anni che manifestiamo e chiediamo chiarezza il sindaco deve dimettersi».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia