Quintali di cocaina dalla Spagna, 7 arresti

PADOVA. La cocaina pura all’87% la importava un insospettabile impresario del mercato ortofrutticolo di Padova: nessun precedente penale alle spalle, mai una denuncia, nessun telefono cellulare intestato. Per la Legge italiana era una specie di fantasma. Viveva in una villa enorme a Villatora di Saonara con moglie e figlia, dimora trasformata in un fortino inespugnabile per qualsiasi investigatore. C’erano telecamere ovunque e si era dotato di dispositivi in grado di bruciare le cimici per le intercettazioni ambientali. Agli investigatori della Squadra mobile di Marco Calì e dei collegi di Venezia è servito oltre un anno e mezzo per incastrare Gianfilippo Boscolo e capire come funzionava l’organizzazione che lui stesso alimentava. Al suo interno c’erano anche ex membri della Mala del Brenta ma lui aveva a che fare con una persona soltanto. E nessuno sapeva quel che accadeva al livello superiore. In questo modo, sospetta la polizia, sono riusciti a portare in Italia circa dieci chili di cocaina al mese per una movimentazione stimata di dieci milioni di euro all’anno.
L’organizzazione. Gianfilippo Boscolo, 49 anni, era il boss indiscusso. Maniaco della riservatezza, aveva riempito la casa di sistemi d’allarme. Lui manteneva i contatti solo con Gianni Tonello, 58 anni, di San Giorgio delle Pertiche, nome arcinoto alle forze dell’ordine, finito più volte nei guai sempre per spaccio di droga. Tonello viaggiava a bordo di una potente Kawasaki, Boscolo si muoveva in sella ad una Yamaha. Si trovavano per strada, in mezzo al traffico e i contatti duravano pochi secondi. Un rapido scambio. Il pacco con la droga veniva preso in carico da Tonello che poi a sua volta si avvaleva di altri spacciatori. Nessuno vendeva al dettaglio. Del resto non si può pensare che persone del “calibro” di Silvio Bertato, 51 anni, residente a Cadoneghe e Bruno Battistin, 50 anni, di Mestre, si mettessero a spacciare la droga in piazza. Loro sono ex della banda di Felice Maniero, sono esperti negli assalti ai portavalori, nei colpi agli sportelli bancomat. Con l’avanzare dell’età avevano deciso di impegnarsi in un ambito meno “fisico” e più di “testa”: lo spaccio di droga. Usavano i contatti ereditati dopo tanti anni di vita di strada per rifornire di cocaina pura le piazze più ricche del Nordest. Con loro c’erano anche Landolfo Ferraresso, 50 anni, di Noale, Michele Metope, 49 anni, di Scorzè e Natascia Violato, 57 anni, di Padova.
L’indagine. L’inchiesta portata a termine dagli investigatori è stata lunga e faticosa. Sono partiti da Tonello e sviluppando i suoi contatti sono arrivati a tutti gli altri. La parte difficile del lavoro è stata riuscire a incastrare lui, il boss, Gianfilippo Boscolo. Il dubbio che trafficasse con affari sporchi c’era da tempo ma proprio per la sua attenzione estrema nessuno era mai riuscito a sorprenderlo. Le telecamere che aveva installato in casa non servivano contro i ladri ma contro eventuali blitz delle forze dell’ordine. Sempre per questo motivo non aveva un telefono cellulare e “bonificava” gli ambienti ogni giorno. In garage aveva creato addirittura la famosa gabbia di Faraday, un contenitore in grado di mandare in tilt qualunque microspia. In un anno e mezzo gli investigatori della Mobile sono stati in grado di “mappare” ben tredici viaggi in Spagna, precisamente a Valcencia. Lì arrivata la cocaina dalla Colombia. E lì Boscolo stringeva affari per fare arrivare poi il carico in Italia.
Enrico Ferro
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