«Quei soldi li hai spesi giocandoli al Casinò»

Jesolo, ecco gli ordini dati da Tegon a Nardin per giustificare il prestito Un tasso del 15% mensile che ha fatto scattare l’arresto con l’accusa di usura
Di Carlo Mion

JESOLO. Roberto Tegon, mentre riceve i 2mila euro dal commercialista Nicola Nardin che lo hanno portato in carcere con l’accusa di usura, spiega all’altro come giustificare questa consegna di denaro se fosse stato interrogato da qualche appartenente delle forze dell’ordine. «Devi dire che li hai spesi al casinò, oppure che hai comperato abiti nei miei negozi. Per questo mi devi il denaro», ma Tegon non sa di essere intercettato dai finanzieri del Gico che dopo qualche minuto, quando lui ha in tasca le banconote ricevute da Nardin, lo arrestano.

Lo hanno intercettato con delle microspie nascoste nel luogo dove è avvenuto lo scambio di denaro. Dialogo che dimostrerebbe come Tegon sapeva benissimo che quel denaro non era certo la restituzione di un prestito occasionale, ma il frutto della sua attività di usuraio. Come del resto sostengono gli investigatori coordinati dal sostituto procuratore Stefano Ancillotto. Intercettazioni che sono finite anche nel fascicolo del gip che sabato ha convalidato l’arresto e ha lasciato in carcere il commerciante di Jesolo.

La vicenda ha fatto molto scalpore proprio a Jesolo dove Tegon gestisce la propria catena di negozi di abbigliamento "Dejavù": il commercialista Nicola Nardin ha raccontato ai finanzieri del Gico di aver ricevuto un prestito di 70 mila euro all'iperbolico tasso di interesse del 15% al mese, consegnando in sei anni 700 mila euro a Tegon, sottraendoli anche ai clienti dello studio che gli affidavano i soldi per i versamenti fiscali e contributivi e che ora stanno ricevendo ingiunzioni di pagamento da Equitalia, tanto che la Finanza sta facendo accertamenti anche sulla posizione del ragioniere, indagato in un altro processo per appropriazione indebita aggravata: una trentina le denunce a suo carico già presentate da clienti furiosi.

Al gip Antonio Liguori, Tegon ha spiegato di conoscere Nardin da 20 anni, di avere con lui un rapporto di amicizia e professionale e che, sì, prestiti di danaro lui ne aveva fatti a Nardin negli anni, proprio alla luce di questo rapporto, sia per aiutarlo ad acquisire lo studio sia come investimento personale. I 2 mila euro che Nardin gli ha consegnato qualche giorno fa e che hanno fatto scattare le manette sarebbero stati, dunque, secondo la tesi di Tegon la restituzione di uno di questi prestiti, e non ai tassi che sostiene l’accusa.

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