Quasi metà terraferma a rischio allagamenti

Dopo la notte di disagi a Carpenedo-Bissuola, le conferme nel Piano delle acque: 66 zone a rischio, servono 150 milioni



Gli allagamenti di garage e magazzini sabato notte nella zona tra via Casona e Carpenedo-Bissuola hanno riproposto il tema, sempre vivo dalla grande alluvione del 2007, della tutela del territorio. A Venezia non si inventa nulla, tutte le zone a rischio allagamenti sono mappate nel grande Piano delle acque, adottato ad inizio anno dal Comune dopo un lavoro di revisione durato tre anni e che ha coinvolto i tecnici di Veritas e Consorzio Acque Risorgive. Sessantasei le aree a rischio. Sedici nella Municipalità di Mestre Carpenedo; 13 nella zona di Marghera; 24 a Chirignago-Zelarino e 16 nella zona di Favaro Veneto.

Nella mappa si nota anche che le opere finanziate risultano essere solo sette. Il Piano ad inizio 2019 era stato discusso nelle Municipalità e poi votato in Consiglio comunale. I nodi sono i tempi e i finanziamenti. Novantadue milioni di finanziamento ci sono, ma all’appello ne mancano all’incirca 150 milioni che, nel corso degli anni, dovranno essere recuperati dal Comune, attingendo a risorse proprio o a finanziamenti specifici provenienti dalla Regione o dal governo. «Non abbiamo la bacchetta magica», aveva spiegto l’assessore all’Urbanistica, Massimilano De Martin, «ma finalmente, dopo le alluvioni del 2006 e del 2007 abbiamo il piano aggiornato, condiviso con Veritas e Consorzio, che ci permetterà di fare la programmazione anche con i piani di lottizzazione privati o gli interventi pubblici». Serve un passo avanti importante per un percorso serio di finanziamenti e cantieri contro il rischio allagamenti.

Uno degli interventi più urgenti ha visto l’avvio del percorso di affidamento dei cantieri. Si tratta della idrovora, valore 8 milioni di euro, in via Torino, finanziata dai fondi del Patto per Venezia e che è in carico a Veritas. Importante perché interessa un’area della città densamente popolata. Ma nella grande mappa delle criticità c’è anche Carpenedo Bissuola che sabato notte ha visto riproporsi allagamenti che per Veritas sono dovuti alla incapacità del sistema di reggere ad eventi atmosferici sempre più violenti, che scaricano in poco tempo ingenti quantitativi di acqua piovana. Alla fin fine paiono avere ragione tutti: Veritas che imputa gli allagamenti alle crisi post “bombe d’acqua” sempre più frequenti. Ma anche i I residenti, che da anni chiedono una nuova idrovora. Se ne trova traccia nella scheda di Carpenedo-Bissuola, classificata ad alto rischio (R3) come altre 32 zone della città, metà terraferma. La scheda riporta: «La zona risulta interamente afferente all'impianto di via Bissagola e al relativo sfioro di piena in Canale Acque Basse Campalto. Il fossato in via delle Cave è in parte tombinato e presenta ostruzioni». Insomma l’area interessata va da Bissuola fino a via Vallon.

Per risolvere il problema, oltre ad alcuni interventi - residuali - sulla rete insufficiente, viene evidenziata come decisiva la «realizzazione del nuovo impianto idrovoro di via Bissagola» con una vasca di accumulo acque meteoriche prevista dal Progetto Integrato Campalto, che ha visto scadere il decreto di pubblica utilità e che risulta essere «in fase di revisione e aggiornamento dei prezzi». La spesa? È stimata in 10 milioni. Si consigliano anche interventi «di pulizia e l’espurgo del fossato di via delle Cave e degli attraversamenti tubati nonché una verifica della loro capacità di deflusso». —



Riproduzione riservata © La Nuova Venezia