Quando il maremoto ingoiò Metamauco

Nel 1106 e nel 1117 i sismi più devastanti: «Canal Grande asciutto»
VENEZIA.
Quella del terremoto in laguna non è una novità, anche se la percezione risulta attutita dal terreno sedimentoso e dai sistemi di palificazione e costruzione «elastica» che hanno preservato Venezia da effetti disastrosi. Il più grave, secondo le cronache, quello del 475, quando vennero riportati gravi danni alle torri di avvistamento: «grave per molti edifizi e ruina nelle isole» meno invece per la zona di Rivo Alto, dove gli edifici in pietra di grandi dimensioni erano rari e dove si privilegiava ancora il legno.


Per il centro storico vero e proprio, invece, fu più devastante la scossa del 1093 che: «storge el campagnel de Sant'Angelo e ne seguì, addietro mortalità e carestie». E questo fu forse l'anticipazione dei due terremoti che, a distanza di appena 11 anni, sconvolsero la laguna: il primo fu quello del 1106 che sconvolse Metamauco (l'odierna Malamocco) provocando un maremoto. Le cronache sono raccapriccianti: «l'acqua da tutti li lidi entrava con molti guasti, tante case rovesciate e tanti fondaci guasti e ingoiando un'isola», Metamauco appunto, situata all'altezza di Malamocco più verso il mare. Il secondo, nel 1117, ebbe l'epicentro in Lombardia ma fu di violenza tale che secondo i cronisti «acqua sulfurea sgorgò e appiccò fiamme alla chiesa di Sant'Ermagora», forse sacche di metano liberate dal sottosuolo mentre il Canal Grande «rimaneva ogni tanto asciutto in modo da fare vedere il fondo».
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