Quando Chioggia fu libera Pochi giorni di autogoverno

CHIOGGIA. Ritrovati i documenti storici che testimoniano la proclamazione della Repubblica di Chioggia, nel periodo immediatamente successivo alla liberazione dagli Austriaci, nel 1848.
La scoperta è stata fatta negli archivi della torre di Sant'Andrea, grazie alla dedizione del professor Luciano Bellemo, grande appassionato e conoscitore della storia cittadina con particolare riferimento al periodo risorgimentale.
I fatti si riferiscono al marzo del 1848. Chioggia era dominata dagli austriaci ma, tra i chioggiotti, l'odio verso lo straniero era oramai palpabile come nel resto del Lombardo-Veneto.
Dopo l'insurrezione di Vienna, anche nel resto del regno Lombardo-Veneto legato alla corona degli Asburgo ci fu una rivolta, che coinvolse pure il territorio clodiense. Il 22 marzo fu proclamata la Repubblica di San Marco, mentre Chioggia reagiva contro le autorità austriache. Manifestazioni di piazza mostravano la forte riluttanza alla dominazione asburgica. Persone di ogni età e condizione sociale sfilavano per il corso e, forzate le porte dei campanili, suonavano le campane a festa per aderire al successo di Venezia.
Nella notte tra il 22 e il 23 marzo, il podestà Naccari riuscì a far firmare l'atto di resa alla guarnigione austriaca attirando, con un pretesto, il comandante delle truppe straniere.
Immediatamente il giorno dopo, il 23, come si evince dal documento da poco ritrovato, il potere politico e amministrativo passò direttamente nelle mani del podestà Antonio Naccari (il Governo provvisorio era composto dal presidente, il Naccari, e da otto ministri), dando così vita alla Repubblica di Chioggia.
Fu, però, un'esperienza di autogoverno assai breve. La città-stato durò fino al 30 marzo, quando venne deciso aderire alla repubblica di Venezia. Il documento di partecipazione a San Marco, anch'esso ritrovato, venne letto il 2 aprile nella Cattedrale. Quest'ultimo testimonia la volontà di Chioggia di aderire ad un governo stabile, «a nome di una popolazione che aspira ad essere parte d'una comune famiglia italiana».
Andrea Varagnolo
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