Quadri contraffatti, 10 denunce e 21 finti capolavori sequestrati

Erano nel pieno della loro ispirazione artistica, quando sono stati interrotti dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Venezia che li ha riportati con i piedi a terra e svelato la loro natura di falsari.
I due, padre e figlio di Vicenza, sono stati colti in flagrante mentre copiavano un Pardi e un Picasso da immettere illegalmente nel mercato dell'arte. L’operazione, che ha portato alla denuncia di dieci persone a Venezia, Vicenza, Treviso, Padova, Udine e in Austria, è stata illustrata ieri mattina nella Sala del Piovego a Palazzo Ducale dal comandante del Nucleo in questione, il maggiore Christian Costantini, e dal tenente colonnello Giovanni Occhioni, comandante del Reparto operativo.
L’indagine, ancora in corso, ha portato al sequestro di 21 capolavori falsi di arte contemporanea (un Guttuso a Venezia, quattro a Treviso e quattro a Padova, altri a Vicenza, Udine e in Austria). Dieci le persone deferite in stato di libertà per i reati di ricettazione e contraffazione di opere d’arte. Non si tratta di un’organizzazione, ma di singoli privati che, se avessero portato a termine il loro piano, avrebbero commercializzato, spacciandole per autentiche, opere dal valore totale di un milione di euro.
Nelle case di alcuni privati sono stati trovati anche reperti archeologici di dubbia provenienza, ora al vaglio per accertamenti. Tra le curiosità, anche quella di un commerciante che mostrava a possibili acquirenti le opere d’arte false all’uscita dell’autostrada Verona Sud. L’indagine, iniziata lo scorso dicembre, non è ancora conclusa. Sembra infatti che ci sia una città veneta con un concentrato maggiore di commercio di opere false e, attraverso i due falsari, non è escluso si possano aprire altre piste.
Per ora si sa che a Vicenza sono state trovate 11 opere spacciate per Pardi, Picasso, De Chirico, Sironi, Vedova e Boetti, a Venezia un Guttuso, a Udine un Mastroianni, a Treviso quattro tra Aubertin e Corpora e, infine, a Padova quattro Biasi.
È proprio attraverso uno dei denunciati, un austriaco residente a Padova, che si è trovato il collegamento con una casa d’asta in Austria. È da specificare che, mentre il gallerista è direttamente responsabile dell’opera, questo non vale per le case d’asta che vendono le opere senza risponderne.
«Il sequestro delle 21 opere è stato possibile grazie alla presenza capillare dell’Arma sul territorio», ha detto Occhioni, «e alla professionalità del reparto speciale che ha permesso di portare alla luce aspetti illegali. Il Nordest, proprio perché è un’area più ricca di altre, favorisce il mercato di questo tipo, come già dimostrato dal recupero di altre opere». L’indagine, come ha riferito Costantini, è frutto anche di una ricerca negli archivi delle fondazioni e su Internet: «Chi ricicla denaro», ha spiegato Costantini, «utilizza spesso il mercato dell’arte contemporanea perché è defiscalizzato e non ci sono molti accertamenti. Inoltre, mentre con i quadri antichi subentra l’utilizzo della tecnologia che data il materiale, con l’arte contemporanea questo non funziona ed è quindi più facile la truffa».
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