Pusher violenti patteggiano 3 anni

I due fratelli albanesi minacciavano e pestavano chi non pagava

SPINEA. Pjeter e Vate Salca, due fratelli albanesi accusati di aver avuto un ampio giro di spaccio tra Spinea, Chirignago e piazzale Roma a Venezia - arrestati dai carabinieri di Spinea alla vigilia di Natale dell’anno scorso - hanno patteggiato, ieri, davanti alla giudice per le udienze preliminari Barbara Lancieri una pena (rispettivamente) a 3 anni e 10 mesi di reclusione e a 3 anni, 9 mesi e 10 giorni. Questo, infatti, l’accordo raggiunto tra l’avvocato difensore Di Stasi e la Procura, ritenuto congruo dal giudice.

Due spacciatori dai toni violenti, con minacce e pestaggi nei confronti di chi era in ritardo con i pagamenti - da qui l’accusa di estorsione - modi spicci che secondo le accuse hanno permesso loro di controllare una vasta fetta del mercato dello spaccio di cocaina e marijuana tra Spinea, Chirignago, Marghera e piazzale Roma. Ieri, hanno patteggiato una pena di pochi mesi anche due imputati minori - un italiano e un albanese - mentre un bielorusso e un moldavo sono stati rinviati a giudizio. Assolta da ogni accusa per non aver commesso il fatto, Deborah Geromin, difesa dall’avvocato Andrea Franco.

Le indagini erano partite dal sequestro di un chilo di marijuana in un garage di Villaggio dei Fiori a Spinea: i riflettori erano stati così puntati sui due fratelli albanesi, Pjeter e Vate Salca, 27 e 23 anni, considerati dei veri e propri imprenditori violenti della droga.

Le manette erano scattate dopo circa un anno di indagini, dando corpo a quella che gli investigatori chiamarono allora l’operazione Diamante, dal nickname utilizzato sui social da uno degli arrestati. (r.d.r.)

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