Proteste per la sala giochi cinese

Scoppiano le polemiche dei residenti di San Lio ma il titolare orientale è in possesso di tutte le autorizzazioni di legge

«Sala giochi San Lio. No! No! No!». Lo striscione è comparso sul palazzo che si affaccia sul Canal Grande a fianco di quello dei X Savi a Rialto. «Attenzione pericolo», invece hanno scritto gli anonimi autori dei manifesti attaccati un po’ dappertutto in centro storico, «La zona di San Lio sta per essere infestata da mafiosi senza scrupoli». Proteste che hanno indotto anche gli uomini del Commissariato di San Lorenzo a compiere alcuni accertamenti sulle voci che riguardano l’apertura della sala giochi ai piedi del Ponte delle paste, nel locale che fino a poco tempo fa ospitava un supermercato Coop, che si è spostato in campo Santa Marina. Sono due le società che hanno preso in affitto i locali lasciati liberi dalle Coop, la «Evans sas» che ha in portafoglio una licenza per la somministrazione di alimenti e bevande e una società individuale con una licenza per sala giochi, entrambi intestate al 33enne cinese Liu Ruobao.

Liu non è uno sconosciuto a Venezia, da tempo ormai, assieme alla sua famiglia gestisce uno dei caffè di campo Santi Giovanni e Paolo, il bar «Al Cavallo», proprio di fronte all’Ospedale, con la società «Vips snc». Si sono trasferiti in laguna dal 2007, quando hanno lasciato Treviso dove gestivano il «Caffè Duomo», che ora non hanno più. Alle pesanti accuse di chi non vuole una sala giochi in zona, Liu non può rispondere, almeno per ora, perché si trova in Cina assieme a quello che viene indicato come suo socio, Zan Cheni, anche lui cinese e titolare dell’«Olandese Volante», il pub di campo San Lio. Comunque, è l’intera zona di San Lio che vede moltiplicarsi attività commerciali intestate a cinesi: l’ultima, dopo la sala giochi, è il piccolo negozio che prima ospitava una parrucchiera in calle del Mondo Novo, e che a diventerà una serigrafia dove si potranno stampare bicchieri, piatti e altri oggetti con scritte o fotografie scelte dal cliente, ad aprirla un altro cinese.

Gli agenti del Commissariato, quindi, avrebbero controllato con particolare attenzione Liu Ruobao proprio per l’attività che tra poco aprirà: spesso le sale giochi diventano luoghi in cui girano sostanze stupefacenti e sono frequentate da pregiudicati. Anche se questa è più una visione legata a scemi di un tempo, visto che oramai non c’è bar o tabaccheria che non abbia le slot machine e a giocare non ci sono banditi o tossicodipendenti, ma normalissime casalinghe, pensionati o impiegati. I controlli, comunque, hanno dato esito negativo: il cinese non ha precedenti penali. Ha ottenuto le autorizzazioni da Ca’Farsetti per la ristrutturazione e per avviare l’attività. Tra l’altro con la nuova normativa aprire una sala giochi è come aprire un bar o un negozio di maschere. Inoltre, tutto è liberalizzato e non ci sono autorizzazioni da chiedere e ottenere dall’assessorato al Commercio come un tempo accadeva.

Giorgio Cecchetti

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