Profughi tranquilli, nessun conflitto sociale a Conetta
CONA. «Spiacenti, ma quei pomodori non possiamo usarli. Qui si mangia solo il cibo appositamente preparato. Per ragioni igieniche e di sicurezza». Dopo essersi sentito rispondere così dai responsabili della cooperativa Ecofficina, che gestisce la ex base militare di Conetta, uno dei giovani profughi che sono ospitati, è rimasto spaesato. Quei pomodori, un’intera cassetta, li aveva avuti in regalo da un coltivatore della zona. Il giovane, in gruppo con altri profughi, stava andando ad Agna, a piedi. Si era caricato la cassetta in spalla e, chilometro dopo chilometro, aveva continuato fino al ritorno alla base. Quei pomodori succosi, erano un piccolo tesoro per lui: quando ha saputo di non poterli mangiare, ha ripreso la cassetta in spalla e, a piedi, l’ha riportata all’agricoltore che gliela aveva data.
«Quanti di noi avrebbero fatto lo stesso?» chiede il sindaco di Cona, Alberto Panfilio, nel raccontare questo episodio. A Conetta e dintorni, la convivenza forzata tra residenti e profughi ha assunto i contorni della normalità, anche al di là della diffidenza che rimane presente. I pochi profughi di religione cattolica frequentano la chiesa di Pegolotte. Altri, anche loro cristiani, ma di osservanza anglicana, seguono la messa che uno di loro celebra, ogni domenica, su un tavolo da ping pong. Poi ci sono i musulmani, poco più della metà dei presenti. «Solo i pakistani sono veramente osservanti» racconta uno dei ragazzi «noi africani, di fondo, restiamo sempre un po’ animisti». Ma questo crogiolo di religioni e nazionalità non ha prodotto finora alcun “conflitto sociale”. Anzi, tutti sembrano ansiosi di imparare le nuove regole che potrebbero condurli a una vita migliore: dal braccialetto blu che li identifica come ospiti della base, alla pulizia degli alloggi e della mensa, che devono eseguire ogni giorno autonomamente, alla frequenza ai corsi di italiano, alla compilazione delle domande di asilo, il più importante adempimento in carico alla cooperativa, perché permette di “misurare” il tempo di permanenza in Italia. «Purtroppo c’è una sola commissione, in Veneto, che esamina queste domande» dice il sindaco «occorre istituire più commissioni». Nella base di Conetta, che il prefetto aveva promesso di “alleggerire”, però, il numero degli ospiti non cala: sono di sicuro più di 170, ma l’Asl 14 ha ritenuto ammissibile, dice Panfilio, «un massimo di 102 presenze».
Diego Degan
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