Procura in sofferenza, -30% di magistrati

«Quelli che si chiudono oggi, con il mio insediamento come procuratore aggiunto, sono stati otto anni di lotta intensa alla corruzione. La Procura della Repubblica di Venezia svetta nelle statistiche dell’Anac, l’Autorità anticorruzione, quanto a indagini e risultati». Stefano Ancilotto, il pubblico ministero che ha guidato le indagini e sostenuto l’accusa nel processo Mose, ha fatto della lotta alla corruzione il segno della sua attività degli ultimi anni. Non solo la maxi inchiesta sulla corruzione per le paratoie mobili, ma anche quella sull’edilizia della Provincia, quella sulle Autostrade e, da ultima lo scorso anno, quella sull’Agenzia delle Entrate, con il coinvolgimento, oltre che di (ex) dirigenti del Fisco, anche di colonnelli della Finanza, professionisti, imprenditori. In tutto un’ottantina di arresti per corruzione nelle varie inchieste, buona parte dei quali confermati. Ieri mattina, nel corso di una breve cerimonia davanti al procuratore capo Bruno Cherchi, al collegio presieduto dal giudice Stefano Manduzio e ai colleghi, Ancilotto si è insediato come procuratore aggiunto. La nomina da parte del plenum del Consiglio superiore della magistratura era arrivata a fine gennaio, dopo che la Commissione per gli incarichi direttivi dello stesso Csm aveva indicato il nome di Ancilotto nella seduta prima di Natale.
Il pm del Mose prima di arrivare a Venezia nel 2003 aveva lavorato in Sicilia. In laguna per otto anni era stato alla Direzione distrettuale antimafia, quindi si è occupato di pubblica amministrazione. Ora l’incarico da procuratore aggiunto che prevede un ruolo di coordinamento, senza però accantonare le inchieste più importanti.
In Procura a Venezia gli aggiunti sono tre. Oltre ad Ancilotto, lavorano a stretto contatto con il procuratore capo gli aggiunti Adelchi d’Ippolito e Paola Mossa. Quanto ai sostituti procuratori, l’organico - ritoccato al rialzo con le variazioni andate in vigore il 1° dicembre 2016 - prevede 21 magistrati in servizio. Un numero, questo, solo sulla carta, visto che quelli effettivamente operativi negli uffici della Procura lagunare sono 15. A maggio è annunciato l’arrivo di un magistrato ordinario in tirocinio, secondo quanto previsto dalle ultime assegnazioni. Un aiuto, certo, ma non abbastanza per la Procura più grande e importante del Veneto, che si occupa tra l’altro anche di antimafia, antiterrorismo e reati distrettuali. Della cronica mancanza di personale aveva di recente parlato il procuratore capo Cherchi. Il grido d’allarme era arrivato anche nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, a fine gennaio. A mancare nei tribunali veneziani, al pari della situazione che si riscontra nel resto della regione, sono sia i magistrati che gli amministrativi.
Rubina Bon
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