Prima la slavina sul rifugio, poi il Covid «Spero di trovare un posto per ripartire»

NOALE
Tra i tanti che non potranno mai dimenticare il 2020 appena finito c’è Guido Trevisan, originario di Noale, attuale gestore, prima che venisse devastato, del rifugio Pian dei Fiacconi, a Rocca Pietore. Non bastava la slavina che il 15 dicembre gli ha distrutto quel rifugio che era diventato un piccolo gioiello dopo 20 anni di duro lavoro. Il 28 dicembre è arrivato anche l’esito del tampone, positivo al Covid: a tensione si aggiunge tensione. Ma Guido Trevisan, 44enne originario di Noale, non si fa abbattere nemmeno dalla doppia frustata ed è pronto a guardare con fiducia al futuro.
C’è chi lo sta aiutando a mettere da parte quei soldi anche se la strada è ancora molto lunga; servono 140 mila euro per coprire i due mutui rimanente, uno per il rifugio e l’altro il fotovoltaico, più altri 120 mila euro per la demolizione e rimozione di quel che resta del fabbricato.
«Spero che la Provincia mi aiuti su quest’ultima voce» dice Trevisan «e a breve dovrei essere convocato per una riunione. Purtroppo tra le festività natalizie e il mio Covid-19 non siamo riusciti a vederci: spero accada in fretta. Chiederò che mi sia riconociuto lo stato di calamità naturale e mi aspetto un aiuto».
A proposito di Covid, Trevisan si trova ancora in casa da due settimane. «Sto aspettando l’esito del tampone per capire se sono negativo». Intanto è partita la gara di solidarietà per aiutarlo a trovare i soldi necessari a ripartire. «Ringrazio tutti perché mi stanno dando una mano anche a livello» dice Trevisan «anche se al momento non so a che cifra siamo arrivati. In futuro non escludo di realizzare un nuovo rifugio, anche se sarà dura farlo risorgere; per questo dovrò ragionare con la Provincia quale possa essere la soluzione migliore, compatibile con le leggi attuali e l’ambiente».
Rifugio si trovava a quota 2626 metri ai piedi del ghiacciaio della Marmolada, nel cuore delle Dolomiti. Aveva 25 posti letto, più 15 di emergenza.
Per amore della montagna, Trevisan ci ha messo un sacco di soldi in vent’anni, investendo un milione di euro. Ci ha creduto, ha rilanciato Pian dei Fiacconi alla grande: quella costruzione era diventata un gioiello e adesso, con alcune rate ancora da pagare, si trova questa tegola per colpa di una slavina. «Con il passare dei giorni, dopo aver visto quelle rovine, mi è caduto il mondo addosso ed ho perso tutte le difese immunitarie che conservavo. Ma spero di rimettermi presto, in modo da avere un tavolo tecnico-politico con la Provincia per capire che cosa si può fare».
Un rifugio che era come casa sua. Da qui lo choc per Trevisan. «Pian dei Fiacconi era come la mia casa. L’ho acquistato 20 anni fa e ristrutturato con le mie mani, anno dopo anno, con fatica e pazienza. Era diventato un luogo del cuore per molti escursionisti e anche per famiglie, che trovavano un rifugio accogliente e funzionale, con molte attenzioni per i più piccoli. Era anche un luogo fondamentale per l’appoggio logistico di alpinisti-scialpinisti e per il Soccorso alpino, spesso chiamato ad intervenire sulla montagna più alta delle Dolomiti.
«Piano dei Fiacconi era sostenibile», insiste il gestore. «Avevo appena completato l’impianto fotovoltaico, che lo rendeva autonomo dal punto di vista energetico. Dal punto di vista idrico era in simbiosi con il ghiacciaio: grazie ad una cisterna di 15000 litri, l’acqua di disgelo e della pioggia era conservata per usi di servizio». Chi volesse aiutare l’uomo dando un sostegno economico, può farlo usando queste coordinate; Iban: IT64I0585635220077571457626, Bic BPAAIT2B077, intestato a Guido Trevisan e causale “Rifugio Pian dei Fiacconi”. L’iniziativa gode del patrocinio del Soccorso alpino e speleologico nazionale. —
Francesco Dal Mas
Alessandro Ragazzo
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