Preso un altro rapinatore dell’assalto alla tabaccheria

Dolo. Arrestato Yari Fontana, faceva parte della banda che nel febbraio scorso prese di mira il negozio di Mario Gasparini, morto pochi giorni dopo la rapina

DOLO. Sono stati quasi tutti assicurati alla giustizia i rapinatori della banda che il primo febbraio del 2014 aveva colpito la tabaccheria di Mario Gasparini in via Cairoli a Dolo a pochi passi dal municipio del paese. A assicurarli alla giustizia in questi giorni è stata una operazione dei carabinieri della tenenza di Dolo A distanza di circa un anno e mezzo dal colpo, i militari hanno potuto eseguire le ordinanze nei confronti di Yari Fontana di 23, anni è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Adesso è in prigione a Santa Maria Maggiore a Venezia. Eppoi nei confronti di Danilo Ingarao di 19 anni, ora agli arresti domiciliari nella propria abitazione a Palermo e A. F. di anni 23, ora costretto all’obbligo di dimora a Marghera. Del quintetto dei banditi ne manca solo uno all’appello.

Le indagini su di lui continuano, mentre per un altro che aveva partecipato marginalmente all’azione delittuosa, era già scattata la denuncia a piede libero. Ma torniamo ai fatti. Il tabaccaio Mario Gasparini dopo quella rapina del febbraio 2014 non aveva retto il colpo e forse lo choc subito aveva contribuito alla sua morte improvvisa.

La morte di quello che era considerato il tabaccaio del paese, aveva colpito tutti a Dolo, e tutti sapevano che pur non avendo ricevuto ferite fisiche, da quella rapina non l’uomo si era più sollevato.

I rapinatori il primo febbraio del 2014 erano arrivati nel negozio poco prima della chiusura, dopo le 20.30: erano tutti con il passamontagna e almeno due avevano parlato con uno spiccato accento veneto. Due di loro impugnavano le pistole, gli altri erano disarmati. Avevano portato via contanti per poco più di duemila euro e ben 49 pacchi di “Gratta e Vinci” per un valore di 15 mila e 600 euro.

Poi erano fuggiti in macchina verso Marghera, dove probabilmente avevano una base in cui rifugiarsi.

I carabinieri però non si erano persi d’animo e avevano raccolto una serie di elementi importanti (fra filmati di telecamere e testimonianze). Gli stessi militari con il coordinamento del tenente Gabriele Favaro hanno approntato una serie di analisi delle chiamate dei cellulari e pedinamenti, che alla fine permesso l’identificazione e il fermo della banda.

Tre giorni appena, dopo la morte di “Marietto” così sono scattate le perquisizioni, organizzate in contemporanea tra Marghera e Palermo. Le perquisizioni hanno permesso di recuperare anche i passa montagna e le pistole utilizzate per commettere la rapina, e parte della refurtiva.

Adesso finalmente per i criminali arrivano il carcere le misure cautelari.

Alessandro Abbadir

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