Poveglia, le origini e il mito in un film

I materiali per realizzare “The plague doctor” in mostra alle Prigioni Nuove da domani al 28 febbraio

Gli storici cercano la realtà, gli artisti il sogno, ma questa volta l’oggetto del desiderio è lo stesso: Poveglia. L’isola sarà infatti la protagonista dal 18 al 28 febbraio alle Prigioni della mostra “Poveglia. Storia. Mito. Attualità”. Per l’occasione verrà esposto materiale esclusivo, dalle curiosità sulla pittrice Giulia Lama alla presenza di una reliquia, passando per l’hangar del 1918.

Si tratta delle ricerche commissionate dal regista lidense Emanuele Mengotti che ha lanciato una campagna di crowfunding per finanziare il suo film horror psicologico ambientato proprio a Poveglia e intitolato The Plague Doctor (www.indiegogo.com/projects/the-plague-doctor-movie-horror).

Il materiale, quasi tutto inedito, scovato tra gli archivi italiani dalla società di storici Arcomai di Davide Busato e Paola Sfameni, aggiunge dei tasselli alla biografia di Poveglia. Tra i polverosi scaffali è emerso lo schizzo di una stupenda chiesa che avrebbe dovuto essere costruita, una decina di progetti su come trasformare l’isola in lazzaretto e le carte della realizzazione della struttura attuale, ma è solo l’inizio.

Sembra infatti che all’interno della chiesa ci fosse una reliquia, tanto che nei documenti si parla di «un’antichissima e miracolosa immagine del santissimo crocefisso». Tra i dodici crocefissi che impreziosivano la chiesa, uno era stato eseguito dalla pittrice Giulia Elisabetta Lama, nata a Venezia nel 1681, come dimostra il documento del pagamento. La reliquia faceva di Poveglia meta di pellegrinaggio: i credenti ricevevano l’indulgenza plenaria e potevano fermarsi a dormire in una foresteria nell’isola. Il percorso racconta anche il tentativo, invano, dei poveggiotti di tornare a casa loro dopo la Guerra di Chioggia.

«Poveglia era popolatissima» spiega Arcomai «Malamocco un tempo era la sede del Dogado e la posizione dell’isola era molto ambita». Non mancava il traffico di navi internazionali, tanto che Bernardo Giustinian, rettore della Chiesa, si lamentava: «I giovani preti sono tentati dalle eresie anglicane e olandesi». Tra i documenti sono emerse anche le mappe cimiteriali e l’elenco dei sepolti. Qui, dove finisce la storia, inizia la fantasia che, spesso, prende spunto dalla realtà.

«Quando ero piccolo» racconta il lidense Mengotti, classe 1986 «andavo con i miei genitori a Poveglia. Ogni volta sentivo il fascino di quell’isola che per me rimane unica. Quando sono partito per l’America non l’ho mai dimenticata e ho voluta farla rivivere nel mio film». Si tratta di un horror psicologico, sulle orme di Eyes Wide Shut o The Others, con maschere veneziane che contribuiscono a rafforzare il carattere dei personaggi.

«Il cinema è finzione. Per me ambientare questo genere di film a Poveglia è tornare indietro nel tempo, nella suggestione che provavo da bambino» prosegue «Mi interessa che le persone vadano a scoprire la storia del posto, ma anche che si lascino andare alla fantasia». La mostra, gratuita con possibilità di visite guidate con gli storici, prosegue con il materiale usato per il trailer del film che ha richiesto l’impegno di artigiani, attori e costumisti. Il 28 febbraio ci sarà una festa alla chiesa della Misericordia, mentre il 9 marzo la presentazione al pubblico americano all’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles. «Mi auguro» conclude Mengotti «che in futuro l’isola diventi un luogo creativo dove possano tornare i bambini, gli stessi bambini che oggi cresciuti si portano nel cuore l’isola, qualcuno con la passione per la sua storia, altri con la passione per quello che ispira».

Vera Mantengoli

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia